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Strategie discutibili nelle campagne politiche europee del 2024

Le tattiche di comunicazione adottate dai leader politici per le elezioni europee del 2024 sembrano più orientate a obiettivi personali che al reale benessere della nazione e dei suoi cittadini.

Le candidature per le elezioni europee del 2024 sono state annunciate, e si può notare chiaramente come molti leader politici stiano perseguendo strategie di comunicazione povere, se non inesistenti. Da un lato, ci sono coloro come ‘Giorgia’, che si candida in tutte le circoscrizioni, spingendo così altri leader a fare altrettanto. D’altro canto, abbiamo figure come Silvio Berlusconi, che si mostra nei cartelloni di Forza Italia, pur essendo noto che non si recherà mai a Bruxelles.

Osservando da vicino, possiamo notare una sorta di imitazione del modello delle etichette private nei supermercati: trattare i candidati come prodotti, vestendoli con un nome che funge da marchio commerciale. Questa mossa evidenzia una sorta di tentativo di “personalizzazione” della campagna elettorale, il cui obiettivo sembra essere duplice: confermare il dominio sulla destra e avviare la campagna europea per imporre la propria leadership sui conservatori europei, spingendoli all’estrema destra e attrarre il centro popolare.

Ciò che non è chiaro, tuttavia, è il fine ultimo di tale manovra. Si sembra navigare su un terreno incerto, mancando di un programma per un’Europa che auspichi a una Confederazione, semplicemente come somma dei 27 paesi, a sostegno dei vari sovranismi nazional-populisti. Le decisioni prese in questa direzione sembrerebbero indebolire l’Unione Europea, piuttosto che potenziarla.

Netta è la contraddizione di Matteo Salvini, che pubblica sui suoi cartelloni un forte “meno Europa”: il suo ruolo in Europa ha davvero uno scopo costruttivo o mira solo a rallentare il motore? Il rischio che l’Italia possa trovarsi ad affrontare nella protezione del proprio debito e del proprio mercato unico europeo è un punto particolarmente critico.

Per quanto riguarda la Presidente del Consiglio, emerge una logica di plebiscito-referendum su se stessa, offrendo una sorta di “copertura erga omnes” per candidati incompatibili o incompetenti, ma altamente fedeli, in totale assenza di rispetto istituzionale e di credibilità internazionale.

Questa campagna, con il suo focus principalmente interno al paese, è un’ulteriore prova di un significativo declino del capitale reputazionale a livello internazionale. Parlando di vita politica, le competenze dovrebbero sempre prevalere sulla fedeltà, sopratutto quando si tratta di ruoli che prevedono un impatto significativo sulla vita comune dei cittadini, sulla coesione sociale e sulla salvaguardia del modello sociale europeo nella sua interezza.