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La rivoluzione AI di Tesla: supercluster da 500 MW e chip AI da record

Tesla introduce un supercomputer AI da 500 MW e chip AI dalle performance straordinarie, sfidando i giganti del settore.

Elon Musk ha recentemente rivelato che Tesla si prepara a lanciare un supercomputer AI da 500 MW, destinato a diventare uno dei più potenti al mondo. Il nuovo supercluster rappresenta un passo avanti significativo per Tesla, che continua a spingere i confini della tecnologia AI per supportare il suo sviluppo nel campo della guida autonoma e non solo.

La sfida di espandere la Gigafactory in Texas per accogliere questo nuovo colosso tecnologico non è stata da poco. Tuttavia, Musk ha assicurato che il supercluster inizierà con una capacità di 130 MW quest’anno, per poi superare i 500 MW nei prossimi 18 mesi. Oltre alla potenza impressionante, il sistema utilizzerà sia hardware AI proprietario di Tesla che soluzioni di Nvidia e altri fornitori.

L’annuncio lascia però aperti alcuni interrogativi, specialmente riguardo all’utilizzo dei computer HW4 di Tesla per l’addestramento AI. Nonostante Musk abbia sottolineato che i chip AI di Tesla sono competitivi con quelli di Nvidia, il mercato resta in parte scettico. Questo scetticismo deriva dalle passate promesse di Tesla, come quella della guida autonoma completa, ad oggi non ancora realizzate. Pertanto, sarà cruciale che la compagnia mostri miglioramenti consistenti con ogni aggiornamento del Full Self-Driving (FSD).

Hardware potente a parte, resta da vedere se l’efficacia del nuovo supercluster AI di Tesla riuscirà ad affrontare le attuali difficoltà nel perfezionare la tecnologia necessaria per una guida completamente autonoma e altre applicazioni avanzate di intelligenza artificiale.

Booking avverte sulle truffe di viaggio potenziate dall’AI

Con le vacanze estive alle porte, Marnie Wilking, Chief Information Security Officer di Booking.com, ha lanciato un monito riguardo l’incremento delle truffe online abilitate dall’AI. Wilking ha evidenziato un preoccupante aumento degli attacchi di phishing, cresciuti dal 500 al 900% negli ultimi diciotto mesi. Questi attacchi, facilitati dall’intelligenza artificiale, puntano a sottrarre dati sensibili come credenziali di accesso e informazioni finanziarie agli utenti di piattaforme di viaggi.

Per fronteggiare questa minaccia, Booking.com sta collaborando con altre grandi aziende per utilizzare AI nelle pratiche di sicurezza, rilevando e bloccando le proprietà false prima che gli utenti possano effettuare prenotazioni. Wilking suggerisce inoltre l’adozione dell’autenticazione a due fattori e invita gli utenti a diffidare di link sospetti, anche quelli che sembrano legittimi.

Oltre alle truffe, c’è una crescita delle attività di spionaggio cibernetico riconducibili a entità statali, come Russia e Cina, focalizzate sull’industria dell’ospitalità e viaggi. Proteggersi da queste minacce richiede attenzione continua e l’adozione di misure preventive da parte di utenti e operatori del settore.

La Silicon Valley e la minaccia dello spionaggio cinese

Le aziende della Silicon Valley hanno intensificato i controlli di sicurezza sul personale a causa delle crescenti preoccupazioni riguardo lo spionaggio cinese. Giganti del settore come Google e start-up come OpenAI sono sempre più attente a prevenire eventuali infiltrazioni che potrebbero facilitare il furto di proprietà intellettuali e dati sensibili. Anche le società di venture capital, come Sequoia Capital, stanno incoraggiando le loro partecipate a prendere precauzioni aggiuntive.

HR McMaster, ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, afferma che la minaccia cinese è “assolutamente reale e persistente”. Esempi recenti includono un ex ingegnere di Google accusato di aver sottratto segreti commerciali di AI collaborando con aziende cinesi. Colossi come Tesla, Micron e Motorola hanno subito furti di proprietà intellettuale negli ultimi anni.

Alcune compagnie, come Strider Technologies, offrono strumenti basati su intelligenza artificiale per prevenire tali infiltrazioni sia tra i dipendenti che tra i fornitori. Questo approccio riflette la crescente consapevolezza e prontezza delle aziende tecnologiche americane nel proteggere i loro asset più preziosi dalla minaccia del furto di informazioni.

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