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La fragilità dei comuni italiani: quale futuro per il Meridione?

Quasi il 68% della popolazione in Campania vive in comuni considerati fragili secondo i dati Istat, un fenomeno che coinvolge molte aree del Meridione.

Le recenti statistiche fornite dall’Istat rivelano un quadro preoccupante: il 67,7% della popolazione campana vive in comuni definiti come “fragili”. Questo termine si riferisce a una condizione di vulnerabilità che include aspetti economici, sociali, demografici e ambientali. Il fenomeno non è isolato alla Campania, ma si estende anche ad altre regioni del Sud Italia, dove in Calabria il 53,2% e in Sicilia il 61,9% della popolazione sono toccati da questa realtà.

Le aree depresse in Italia: una panoramica

Per comprendere meglio la situazione, l’Istat ha suddiviso l’Italia in 10 decili di fragilità, partendo dai comuni con minori problematiche fino a quelli con maggiori criticità. Nei comuni delle regioni meridionali, specialmente nelle categorie peggiori (8, 9 e 10), risiede una notevole porzione della popolazione: il 10,1% al Sud e l’11,6% nelle Isole. Se consideriamo la popolazione complessiva di queste aree, si arriva a un drammatico 44,6% al Sud e 52,3% nelle Isole che vivono in situazioni di elevata fragilità.

Le ragioni della fragilità

I comuni più fragili sono spesso penalizzati da una combinazione di fattori. Tra questi si annoverano il basso tasso di occupazione nella fascia d’età 20-64 anni, un elevato numero di persone con bassi livelli di istruzione, e la carenza di aziende robuste nei settori industriali e dei servizi. Anche la demografia gioca un ruolo significativo, con un alto indice di dipendenza e un basso tasso di crescita della popolazione. Inoltre, l’accesso ai servizi essenziali, come scuole e ospedali, è spesso limitato in questi comuni.

La geografia della fragilità: Nord vs Sud

Nonostante alcuni criteri penalizzino anche il Nord, specialmente per il consumo di suolo in Pianura Padana o il rischio di frane nel Centro Italia, il Sud mostra punteggi decisamente inferiori nella maggior parte degli indicatori, soprattutto quelli economici legati all’occupazione. Il 64% della popolazione delle regioni meridionali, infatti, vive in comuni appartenenti ai tre decili peggiori per quanto riguarda la produttività lavorativa.

Dimensioni e ubicazione dei comuni fragili

La fragilità non è solo una questione di latitudine, ma anche di dimensioni dei comuni. Infatti, nei centri con meno di mille abitanti, il 37,3% vive in comuni altamente fragili (categorie 8, 9 e 10). Invece, nei centri più grandi, con popolazioni tra 100 e 250 mila abitanti, solo il 2,6% entra in queste categorie. Anche nel Nord ci sono micro-comuni, spesso nelle aree montane, con alti livelli di fragilità, in particolare in Piemonte, Valle d’Aosta e sull’Appennino ligure.

Il divario urbano-rurale

Le aree interne, ovvero quelle periferiche o ultra-periferiche distanti oltre 40,9 km o 66,9 km da un polo urbano, vedono più di un terzo della popolazione vivere in comuni fragili. Nei poli urbani, invece, solo l’8,7% degli abitanti si ritrova in queste situazioni problematiche.

Le grandi città: un confronto

Sorprende vedere che anche nelle grandi città del Sud, la fragilità sia molto elevata. Napoli e Palermo, per esempio, sono classificate con un punteggio 8, indicativo di alta fragilità. Viceversa, Roma gode di una situazione migliore, con un decile 1, mentre Milano segue al decile 2. Altre città italiane, come Torino, si trovano in decili intermedi mentre Firenze è al decile 3.

Miglioramenti e speranze per il futuro

Nonostante il quadro preoccupante, ci sono segnali di miglioramento. Dal 2018 al 2021, la percentuale di popolazione che vive in comuni fragili al Sud è diminuita dal 51,4% al 44,6%, mentre nelle Isole questa quota è scesa dal 63,6% al 52,3%. La Sicilia e la Calabria hanno visto le riduzioni più significative, imputabili principalmente all’aumento dell’occupazione e dell’istruzione.

In definitiva, mentre il divario tra Nord e Sud persiste, i dati Istat mostrano che il Meridione sta lentamente recuperando terreno, offrendo una nota di ottimismo per il futuro.