Vai al contenuto

Italia, lenta crescita studenti STEM e gender gap

Il panorama STEM italiano mostra una crescita inadeguata e un marcato divario di genere, con impatti sul futuro del lavoro.

Il panorama educativo italiano negli ambiti Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (STEM) presenta un quadro preoccupante: vi è stata una crescita quasi impercettibile del numero di studenti interessati a questi settori nell’ultimo decennio, nonostante l’importanza vitale che le competenze STEM rivestono nell’odierna economia basata sulla conoscenza e innovazione. La fotografia scattata dall’Osservatorio STEM promosso da Fondazione Deloitte mette in luce una crescita dell’1% degli iscritti ai corsi di laurea STEM nel decennio passato, fissando la percentuale odierna al 27%.

Uno dei dati più rilevanti e ostili al progresso deriva dalla disparità di genere in queste discipline. Benché le donne rappresentino ora la maggioranza degli studenti universitari, solamente il 10% di loro si dedica agli studi STEM, cifra invariata negli ultimi anni e stimatoria di uno scenario in cui gli stereotipi di genere ancorati nella cultura possono ancora ostacolare il pieno coinvolgimento femminile in settori chiave per lo sviluppo e l’innovazione.

Il pregiudizio sulla difficoltà intrinseca delle discipline STEM persiste, con un’incidenza più alta fra gli studenti degli altri indirizzi universitari. Ciò, insieme al persistente gap di genere, rende questi campi temuti e al tempo stesso misconosciuti da una larga parte della popolazione studentesca. Tuttavia, allo stesso tempo, emerge una crescente consapevolezza tra i giovani del ruolo cruciale che le competenze STEM possono giocare nella promozione del progresso tecnologico e nella transizione verso dinamiche produttive più sostenibili.

Il 62% degli studenti STEM proviene da licei scientifici, evidenziando una prevalenza di formazione pre-universitaria incentrata sugli stessi settori di studio. Mentre questo può suggerire un certo grado di coerenza formativa, solleva anche questioni sull’eterogeneità dell’istruzione e la necessità di una maggiore trasversalità delle competenze.

Le motivazioni alla base della scelta dei corsi STEM sono da un lato la passione e l’interesse personale e dall’altro le prospettive di carriera e guadagno. Nonostante ciò, molti giovani laureati considerano il mercato del lavoro italiano poco competitivo rispetto a quello europeo, soprattutto nell’ambito STEM, dove solo il 34% degli occupati reputa vantaggiose le opportunità a disposizione nel Paese.

Per quanto concerne l’inserimento professionale, le donna italiane inoltre, nonostante si laureino prima e meglio rispetto agli uomini, trovano maggiori ostacoli nel mercato del lavoro, dove a cinque anni dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione femminile resta inferiore a quello maschile.

I risultati dello studio sollevano questioni imprescindibili sulla necessità di un rinnovamento dell’approccio culturale e formativo alle STEM in Italia. È indispensabile non solo aumentarne l’attrattiva, attraverso strategie mirate che possano contrastare l’atteggiamento intimidatorio nei confronti di queste discipline, ma anche e soprattutto promuovere una maggiore inclusione femminile in settori che rappresentano il motore di crescita e innovazione nel panorama lavorativo globale.