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Dissipare il mito: la differenza tecnologica tra USA e UE non è causata da regolazione eccessiva

La teoria che vede la regolazione intensa come motivo del divario tecnologico tra USA e UE è rivisitata. Scopriamo come l’analisi del Prof. Bradford sfida questo mito diffuso.

Esiste una visione comune che ritrae l’Unione Europea come un semplice arbitro nel match dell’innovazione tecnologica, un match in cui i veri protagonisti sono gli Stati Uniti e la Cina. Proprio in questo scenario, si è diffuso il concetto del ‘Bruxelles effect‘, ovvero la teoria che ritiene l’eccessiva regolamentazione responsabile del ritardo tecnologico dell’UE rispetto agli Stati Uniti, e della conseguente calura di appeal per gli investitori.

Nel cuore del dibattito

Tuttavia, la professoressa Anu Bradford della Columbia University – Law School, ci invita a rivedere tale visione. Secondo il suo studio, non è la regolamentazione intensa la vera causa del gap tecnologico tra Usa e UE. Per quasi due decadi, l’economia digitale europea è stata scarsamente regolata, eppure l’UE non ha generato realtà come Microsoft o Apple. Per capire la portata di questo gap, basta confrontare i dati di mercato: le 7 maggiori aziende tecnologiche statunitensi valgono 12 trilioni di dollari, mentre le 7 più grandi aziende tecnologiche europee non raggiungono nemmeno un ventesimo di tale valore, attestandosi sui 705 miliardi di dollari.

I quattro fattori che smontano il mito della troppa regolazione

Il Prof. Bradford, attraverso il suo lavoro, evidenzia quattro fattori che sfatano il mito dell’eccessiva regolamentazione comunitaria come freno all’innovazione tecnologica:

  • 1) L’UE non è un mercato digitale unico, ma sono presenti ben 27 mercati individuali. Questa diversità crea difficoltà per gli innovatori nella scalabilità delle proprie idee e businesses, data la presenza di 27 culture, 27 organizzazioni nazionali e 24 lingue ufficiali.
  • 2) In Europa, le startup tecnologiche si affidano prevalentemente alle banche per il finanziamento. Al contrario, negli USA, le stesse tendono a fare affidamento sul capitale di rischio. Le banche sono generalmente più restie al rischio, il che riduce le opportunities per startup caratterizzate da alto rischio e alto rendimento nel territorio europeo.
  • 3) In Europa non esiste la cultura del fallimento. La normativa europea riguardo ai fallimenti è inflessibile, mentre il regime americano è più indulgente con i debitori e offre l’opportunità di un “nuovo inizio” agli imprenditori.
  • 4) Le restrizioni sull’immigrazione allontanano i talenti. I talenti stranieri hanno contribuito significativamente all’ecosistema tecnologico statunitense, mentre l’Europa rimane molto meno diversificata.

Il studio completo del Prof. Bradford può essere consultato per approfondire queste tematiche.