Vai al contenuto

Dipendenza europea dai fossili: un allarme crescente

Dati Eurostat svelano un incremento nella richiesta di combustibili fossili in Europa, segnale inquietante per la transizione energetica.

La dinamica di consumo energetico in Europa ha segnato un passo falso sul cammino verso la sostenibilità. Secondo le ultime rilevazioni di Eurostat, è emerso un incremento preoccupante nella dipendenza del vecchio continente dai combustibili fossili, quali petrolio, gas naturale e carbone. Nonostante il trend di azzeramento di queste risorse non rinnovabili, attualmente esse rappresentano il 70,8% dell’intero mix energetico europeo, registrando così un’ascesa dello 0,9% rispetto all’anno precedente.

Un tale aumento potrebbe essere interpretato come minimo, ma assumendo una prospettiva storica, la situazione si rivela inquietante. Infatti, si è impiegati trentadue anni per ridurre la dipendenza energetica contingente dai combustibili fossili di solamente l’11,5%. La portata di tale diminuzione resa vana da un apparentemente insignificante rialzo della domanda di energia fossile, assume un’importanza drammatica quando si considerano gli sforzi compiuti per promuovere la transizione verso le fonti rinnovabili.

Guardando più da vicino, emerge come Malta, Cipro e i Paesi Bassi si distinguano negativamente per la loro lotta nel diminuire l’utilizzo di energia derivante dai combustibili fossili. Malta, ad esempio, tocca il picco con il 96,1% del suo fabbisogno energetico coperto da fonti non rinnovabili. Anche l’Italia, purtroppo, non si posiziona in modo lusinghiero in questa graduatoria, attestandosi all’ottavo posto con una percentuale del 79,07% di dipendenza da queste fonti, sopra la media europea.

Per quanto concerne i Paesi Bassi, l’immagine classica dei mulini a vento non corrisponde alla realtà odierna. Le attività ad alta intensità energetica, come quelle agricole e di allevamento, mandano in secondo piano lo sviluppo delle fonti rinnovabili nonostante le recenti corse verso la solarizzazione e la decarbonizzazione, evidenziando come l’energia fossile resti ancora il principale sostegno dell’economia olandese. Tuttavia, la recente chiusura per rischio sismico del più grande giacimento di gas d’Europa a Groningen rappresenta un punto di non ritorno nella politica energetica olandese.

L’Italia, dalle sue parte, mostra risultati misti. I progressi verso il raggiungimento degli obiettivi del Piano italiano per l’energia e il clima sono evidenti, ma apparisce necessaria una notevole accelerazione nell’adozione delle energie rinnovabili per soddisfare i target più stringenti previsti dal pacchetto Fit for 55 per il 2030. Il mix energetico italiano continua a dipendere in modo significativo dai fossili, seppur si registri un buon contributo delle fonti idroelettriche, solari e del biogas.

Non si può negare che l’Europa si trovi di fronte a una contraddizione evidente. Da un lato, l’esigenza di una decisa svolta verso l’indipendenza energetica e dall’altro, un incremento di richiesta di combustibili fossili indotta da svariate necessità, comprese quelle derivanti dai cambiamenti nei comportamenti di consumo e dagli eventi geopolitici attuali. Ciò sottolinea l’urgenza di un rinnovato impegno verso la sostenibilità energetica e la riduzione delle emissioni nocive per il clima.