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Anatomia del dominio asiatico nel mercato dei chip

Scopri il peso dell’Asia nella produzione globale dei chip e le risposte di USA e UE per aspirare a maggiore autonomia.

Nell’odierno panorama tecnologico, l’industria dei semiconduttori rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo e il sostentamento di innumerevoli settori, dalla difesa all’automotive, dalla elettronica di consumo all’automazione industriale. Il mercato globale dei chip è attualmente dominato dall’Asia, con particolare riferimento a paesi come Taiwan, Corea del Sud e Cina.

TSMC, con sede in Taiwan, si distingue per la sua posizione di preminente forza dominante nel settore, avendo raccolto da sola il 60% dei ricavi totali, un primato che la colloca come leader indiscussa del settore. Segue a distanza il colosso Samsung della Corea del Sud con una fetta significativa del mercato. Il cosiddetto ‘continente asiatico’ si conferma, pertanto, come epicentro della produzione di semiconduttori, benché gli Stati Uniti siano rappresentati da GlobalFoundries con una presenza rilevante.

L’egemonia di Taiwan nel settore è ben evidente anche nei numeri, con altre realtà aziendali come UMC, PSMC e VIS che, insieme alla già citata TSMC, compongono una componente importante della fornitura globale. Anche la Cina, con aziende del calibro di SMIC e HuaHong Group, mantiene posizioni di prestigio generando significative entrate economiche. La classifica prosegue con altre entità asiatiche, e soltanto Tower Semiconductor da Israele e DB Hitek dalla Corea del Sud segnano la presenza di player internazionali.

Il predominio asiatico su tale settore essenziale è fonte di preoccupazione per l’Occidente, data la crescente domanda di chip e la vulnerabilità di una supply chain globale soggetta a possibili turbamenti politici o logistici. Di fronte a tale scenario, iniziative come il Chips Act negli USA e politiche simili promosse dall’Unione Europea mirano a incrementare l’indipendenza produttiva e a garantire accesso a catene di approvvigionamento più sicure e meno dipendenti dagli attori esteri.

Il divario tecnologico sembra destinato a ridursi con l’attuazione di strategie ambiziose volte a supportare nuove realtà produttive su suolo nazionale. Lo scopo finale è quello di raggiungere un equilibrio più stabile nella produzione di chip a livello mondiale, riducendo al contempo la dipendenza occidentale dalle potenze asiatiche.

Nonostante il maggior peso delle aziende taiwanesi e coreane sul mercato attuale, si profila quindi un orizzonte futuro che potrebbe vedere una maggiore diversificazione e distribuzione geografica della produzione dei chip, con conseguenti ripercussioni sul panorama tecnologico globale.