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Taglio dei Cavi nel Mar Rosso: Sospetti su Attacco Houthi

Emergono sospetti su un possibile attacco Houthi come causa del danneggiamento di cavi internet vitali nel Mar Rosso.

Nelle profondità del Mar Rosso, si nasconde una rete vitale per il collegamento digitale trascontinentale: i cavi sottomarini, arterie dell’era dell’informazione, che connettono l’Asia all’Europa. La recente interruzione di alcuni di questi cavi ha scatenato non solo preoccupazioni operative, ma anche speculazioni su un possibile coinvolgimento delle milizie Houthi in questi atti di sabotaggio. La questione non è solo di ordine tecnico, poiché la zona interessata è anche un teatro di tensioni geopolitiche.

Il colpo inferto ai sistemi di comunicazione globali, in particolare a quelli che servono il flusso di dati tra l’Estremo Oriente e l’Europa, ha mandato in tilt l’equilibrio di un servizio ritenuto ormai scontato nella società odierna: l’accesso a Internet. In un report pubblicato dal quotidiano Globes, è emerso che più sistemi sono stati compromessi, tra cui noti connettori come AAE-1 e EIG, essenziali per la trasmissione dati a lunga distanza.

La situazione ha spinto i paesi potenzialmente più colpiti, in particolare quelli del Golfo e l’India, a cercare soluzioni alternative per mantenere la continuità dei servizi. Si è parlato di reindirizzare il traffico internet attraverso altri sistemi di cavi meno noti, come Equiano, PEACE e WACS, per evitare un calo significativo della connettività verso l’Europa.

Mentre le speculazioni sull’autore dell’apparente sabotaggio si intensificano, Tel Aviv punta il dito verso le milizie Houthi, gruppo politico-militare in Yemen con legami noti con l’Iran. Israele sembra essere tra i pochi a sostenere con certezza questa ipotesi, ma il quadro rimane poco chiaro, e al momento non vi sono conferme ufficiali dell’autore dell’incidente.

Il processo di riparazione si annuncia complesso, degno di un vero e proprio rompicapo strategico: accedere a un’area belligerante rappresenta un’ardua sfida logistica e di sicurezza. La delicata situazione potrebbe tradursi in ritardi e complicazioni nell’intervento tecnico, con conseguenze che vanno ben oltre il semplice tempo di down.

Questo incidente ci ricorda la fragilità delle infrastrutture di comunicazione sottomarine, spesso non considerate quando si pensa alla resilienza delle reti globali. Paesi come Danimarca, Norvegia e Germania hanno già espresso la loro apprensione per la sicurezza delle proprie infrastrutture di comunicazione situate nei fondali marini, soprattutto alla luce degli eventi legati al danno del gasdotto Nord Stream, il cui autore resta oggetto di dibattito.