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Superare le problematiche di migrazione dei Servizi Cloud di Azure Classic

Approfondimento su come affrontare e risolvere i problemi che possono presentarsi durante la migrazione da Azure Classic Cloud Services a Azure Resource Manager.

Per anni, i Servizi Cloud di Azure (versione classica) sono stati un punto focale tra le offerte di Microsoft nel settore del cloud. Con l’evoluzione continua della tecnologia, emerge però la necessità di servizi più avanzati ed efficienti. In risposta a questa esigenza, Microsoft ha introdotto i Servizi Cloud di Azure (supporto esteso), come successori del modello classico, garantendo funzionalità analoghe ma arricchite con nuovi vantaggi e funzionalità. Questo passaggio è di fondamentale importanza per le aziende che vogliono mantenersi al passo con le innovazioni, migliorare la gestione del proprio cloud e prepararsi al futuro.

I Servizi Cloud (supporto esteso) rappresentano un’incredibile opportunità per i primi adottatori di Azure, che stanno intraprendendo la transizione verso Azure Resource Manager (ARM). La migrazione integrata dei servizi cloud è una funzionalità che consente di trasferire i deployment dal modello classico a quello di Azure Resource Manager, offrendo l’opportunità di godere dei vantaggi di quest’ultimo, come il controllo degli accessi basato sui ruoli, i tag e la policy.

Tuttavia, a volte il processo di migrazione può fallire, mostrando un messaggio di errore che afferma: “il servizio cloud deve essere all’interno di una rete virtuale per poter essere migrato”. Questo significa che il servizio cloud non è associato a una rete virtuale nel modello classico, e occorre creare una di esse e collegarla al servizio cloud prima di poter procedere alla migrazione.

Da fine 2018, Azure ha iniziato a creare automaticamente nuovi deployment (senza specificare una rete virtuale per il cliente) all’interno di una “rete virtuale predefinita” generata direttamente dalla piattaforma. Tali reti virtuali predefinite non sono visibili ai clienti. Se il servizio cloud è stato creato prima del 2018, è possibile che non sia stata specificata una rete virtuale durante la sua implementazione che, di conseguenza, potrebbe essere avvenuta senza isolamento nella cloud pubblico di Azure. Ciò può causare problemi durante il tentativo di migrare il servizio cloud al modello ARM, in quanto il processo di migrazione richiede la presenza di una rete virtuale per mappare la configurazione di rete del servizio cloud. Pertanto, qualsiasi deployment di servizio cloud precedente al 2018 non supporterà la migrazione integrata ai Servizi Cloud (supporto esteso).

Resulta quindi fondamentale creare una rete virtuale nel modello classico e associarla al servizio cloud prima di procedere alla migrazione. Questa operazione non influirà sulla funzionalità o sulla disponibilità del servizio cloud, ma permetterà di trasferirlo al modello ARM in maniera più agevole.

Possedere un abbonamento Azure e un account Azure con permessi sufficienti per creare e gestire servizi cloud e reti virtuali è un prerequisito fondamentale. È inoltre necessario avere il nome e la posizione del servizio cloud che si vuole migrare.

Se durante la migrazione si riscontra l’errore: “Il deployment [guid-value] nel servizio cloud [nome-servizio-cloud] deve essere all’interno di una rete virtuale per poter essere migrato”, il problema può essere risolto in diversi modi.

Una soluzione potrebbe essere quella di considerare la ridistribuzione dell’applicazione del servizio cloud direttamente in Azure Resource Manager (ossia il nuovo servizio cloud a supporto esteso) mediante la creazione di una rete VNET e associando la stessa al servizio cloud tramite il file di configurazione del servizio.

In questo articolo abbiamo analizzato come affrontare le problematiche legate alla migrazione dei servizi cloud di Azure. È importante comprendere che tale processo può comportare difficoltà, ma con la giusta predisposizione e strategia, possono essere superate efficacemente.