Vai al contenuto

Rischio Cloud: Appello per la Sicurezza Nazionale

L’urgenza di una strategia cloud nazionale e il ruolo dell’Europa nel settore del 5G: l’analisi di Cingolani.

L’uso predominante di servizi cloud statunitensi in Italia solleva preoccupazioni di sicurezza, soprattutto in relazione alla protezione dei dati sensibili dei cittadini. In una recente audizione, Roberto Cingolani, Amministratore Delegato di Leonardo, ha evidenziato la necessità per l’Italia di consolidare la propria indipendenza tecnologica attraverso un maggiore investimento nel cloud a livello nazionale, ed eventualmente europeo, per garantire la sicurezza del dato personale e finanziario italiano.

Secondo Cingolani, il mercato cloud, che si espande annualmente di un tasso del 17%, vede una supremazia quasi totale da parte degli Stati Uniti, situazione che pone in risalto la vulnerabilità europea e italiana in termini di controllo e sicurezza informativa. La costruzione di infrastrutture cloud “domestiche” implicherebbe una maggiore protezione dei dati personali dei cittadini, data la loro importanza strategica ed economica.

Agli occhi dell’esperto, il Paese che desidera emergere nell’arena dell’intelligenza artificiale necessita di quattro asset principali: supercomputer, umani competenti nello sviluppo di algoritmi, spazio di memoria (cloud) e cyber security. Tuttavia, sottolinea il deficit italiano nel settore cloud, dominato da forze estere, facendo dell’accesso a un ampio spazio di memoria una delle chiavi per alimentare e affinare algoritmi con impatti su più settori, tra cui il clima, la finanza e la medicina.

La discussione si allarga anche alla questione del 5G, tecnologia dalla crescita economica prevista del 48%, secondo Cingolani. La proprietà delle “autostrade digitali” del 5G diventa cruciale, dato che su di esse transiteranno enormi quantitativi di informazioni. La Cina, con compagnie come Ericsson a seguire, detiene attualmente il primato in questo ambito, spingendo l’AD di Leonardo a raccomandare la creazione di un consorzio europeo per competere e colmare il gap esistente.

Infine, Cingolani tocca il tasto dell’industria elettronica e dei chipset. Senza un investimento significativo in quest’area, non solo settori come l’automotive e l’informatica subirebbero battute d’arresto, ma l’intera filiera dello sviluppo dell’intelligenza artificiale ne risentirebbe. Ecco perché, conclude, è necessario operare scelte mirate a livello di politica industriale, puntando a creare giganti tecnologici a scala europea piuttosto che nazionale.

Le considerazioni di Cingolani si inseriscono in un dibattito più ampio sulla dipendenza europea dalle tecnologie straniere, sottolineando l’urgenza di una maggiore autonomia in settori fondamentali come il cloud e la cybersecurity. L’obiettivo è garantire non solo la sicurezza delle informazioni, ma anche l’agilità e l’efficienza delle infrastrutture tecnologiche, fondamentali per la competitività del nostro Paese nel panorama digitale globale.