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OpenAI e la voce di Scarlett Johansson: il caso che ha fatto discutere

Scopri come OpenAI ha affrontato le controversie legate all’uso della voce dell’attrice famosissima.

Recentemente, la tecnologia di OpenAI ha sollevato un polverone riguardo l’impiego non autorizzato della voce di Scarlett Johansson. La controversia è esplosa con il lancio di Omnia, una modalità vocale innovativa di ChatGPT che promette di emulare la comunicazione umana in modo molto più realistico rispetto alle tradizionali voci sintetiche utilizzate da assistenti virtuali come Siri o Alexa.

Grazie a questo nuovo sistema, l’interazione con il chatbot diventa di per sé un’esperienza coinvolgente, con la capacità di rispondere in tempo reale e di gestire le interruzioni, emettendo anche risate o tonalità espressive in reazione agli input degli utenti. Tuttavia, il fatto che la voce di Johansson sia stata utilizzata senza il suo consenso ha causato un’ondata di critiche e preoccupazioni riguardo i diritti sull’immagine e le implicazioni etiche della tecnologia vocale.

OpenAI, dopo le accuse, ha iniziato a prendere misure per garantire che l’uso delle voci di celebrità o di personaggi pubblici sia sempre autorizzato. Le preoccupazioni non riguardano solo il diritto d’autore, ma anche la responsabilità che le aziende tecnologiche devono assumere di fronte a possibili abusi della tecnologia. Utilizzare la voce di una persona famosa senza autorizzazione non solo può essere visto come un’invasione della privacy, ma rappresenta anche un potenziale danneggiamento della reputazione della persona interessata.

La questione ha sollevato dibattiti intensi non solo tra esperti di diritto e tecnologia, ma anche tra attivisti per i diritti dei lavoratori e delle celebrità. Questo evento ha messo in luce la necessità di una regolamentazione chiara in merito all’uso della tecnologia vocale e dell’intelligenza artificiale, per proteggere i diritti delle persone e garantire l’uso etico delle innovazioni.

OpenAI ha quindi annunciato politiche più rigorose per assicurare che l’utilizzo di voci simili a quelle di celebrità sia consentito solo dopo il previo consenso e con meccanismi di compenso adeguati. Sarà interessante vedere come la situazione evolverà, e se altre compagnie seguiranno l’esempio di OpenAI nell’adozione di pratiche più etiche nel campo della voce artificiale.

Di fronte a questioni di questo tipo, il dialogo tra tecnologia, diritto e etica è più che mai essenziale. Mentre l’innovazione continua a spingersi oltre i confini tradizionali, bisogna trovare un bilanciamento tra progresso tecnologico e rispetto per i diritti individuali.