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OpenAI e il Controverso Caso della Voce di Scarlett Johansson

OpenAI si trova al centro di una polemica dopo l’uso non autorizzato della voce dell’attrice.

Recentemente, OpenAI ha attirato l’attenzione dei media per aver introdotto una funzionalità vocale avanzata all’interno di ChatGPT, nota come Omnia. Questo upgrade, che ha l’obiettivo di rendere le interazioni più naturali e performanti, sembra aver però sollevato interrogativi etici. Infatti, è emerso che la tecnologia ha sfruttato campioni della voce di Scarlett Johansson senza il suo consenso, scatenando un’ondata di critiche.OpenAI ha modificato la sua interfaccia per far fronte alle segnalazioni, riconoscendo l’importanza del consenso nell’utilizzo delle voci delle personalità pubbliche. L’innovazione proposta da Omnia è in grado di imitare non solo il tono e il timbro, ma anche di gestire dinamicamente le conversazioni, dando risposte in tempo reale e adattandosi agli stati d’animo degli utenti. Ad esempio, può ridere o rispondere con battute, imitando una conversazione più umana. Tuttavia, la questione del consenso rimane centrale: l’uso non autorizzato della voce di un individuo può creare problematiche legali e di immagine, suggerendo una necessità di regole più severe nel campo delle tecnologie vocali.Il caso di Scarlett Johansson è emblematico di un problema crescente nel mondo della tecnologia e dei media. Con l’aumento dell’intelligenza artificiale e del machine learning, la possibilità di ricreare voci umane con un livello di realismo straordinario solleva interrogativi etici. Le aziende dovrebbero garantire che gli individui abbiano il controllo sulla loro immagine e sulla loro voce, evitando l’appropriazione non consensuale. Inoltre, risulta fondamentale che ci sia trasparenza nell’utilizzo di tale tecnologia, per salvaguardare gli interessi degli artisti e delle celebrità.OpenAI ha immediatamente aperto un dialogo con l’attrice per cercare di risolvere la situazione e ha annunciato che implementerà protocolli più rigorosi per garantire la protezione delle voci utilizzate dal proprio sistema. La vicenda ha sottolineato l’urgenza di una regolamentazione e di linee guida chiare che possano governare l’uso delle tecnologie vocali, specificando le responsabilità delle aziende nell’ottenimento dei diritti d’uso.In conclusione, il caso OpenAI ci invita a riflettere su come il progresso tecnologico debba avvenire in armonia con il rispetto dei diritti individuali. È essenziale che la crescita nel campo delle voci artificiali non avvenga a scapito della privacy e della dignità delle persone coinvolte, e che si affrontino le implicazioni etiche con serietà.