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Mozilla interrompe la collaborazione con Onerep

La partnership di Mozilla con Onerep termina dopo le rivelazioni sul CEO e le sue attività nei people-search network.

Mozilla, l’organizzazione senza scopo di lucro dietro il celebre browser Firefox, ha recentemente rescisso un accordo commerciale con Onerep, un servizio di protezione dell’identità che prometteva di rimuovere gli utenti da innumerevoli siti di ricerca persone. Questa decisione è stata presa poco dopo che una indagine giornalistica ha portato l’amministratore delegato di Onerep ad ammettere di essere stato fondatore di molteplici network dedicati alla ricerca di informazioni personali.

Il legame tra Mozilla e Onerep si era concretizzato soltanto il mese scorso, quando fu annunciato che il servizio di gestione della reputazione sarebbe stato offerto su abbonamento come parte del prodotto Mozilla Monitor Plus. Tuttavia, l’integrazione non ha tardato a inciampare in polemiche riguardo alle attività del CEO di Onerep, Dimitri Shelest, il quale ha ammesso di avere una partecipazione in società di brokeraggio dati quali Nuwber, istituita nello stesso periodo in cui nacque Onerep.

Nonostante l’assicurazione che Nuwber operasse senza alcun legame o condivisione di informazioni con Onerep, quest’ultima ammissione ha suscitato dubbi sulla coerenza dei valori etici dichiarati da Shelest con quelli di Mozilla. In seguito alle rivelazioni, un portavoce ha dichiarato che Mozilla avrebbe cessato ogni relazione contrattuale con Onerep, sottolineando l’intenzione di continuare a proteggere gli interessi dei propri utenti.

L’investigazione che ha scatenato la tempesta intorno a Onerep comprendeva anche dettagli su passate associazioni dell’indirizzo email di Shelest con organizzazioni legate alla promozione aggressiva di prodotti farmaceutici online. La posizione di Shelest si è limitata a negare coinvolgimenti, riferendosi alle sue precedenti attività online di SEO e promozione tramite AdSense.

Al centro delle preoccupazioni c’è anche la modalità con cui Onerep sembra pubblicizzare i propri servizi: aspettando che un utente completi manualmente un modulo di opt-out su siti di broker di dati per poi proporgli le proprie soluzioni automatizzate. Critici sostengono che questa prassi possa apparire opportunista e persino discutibile dal punto di vista etico.

Questo insieme di vicende mette in luce i rischi e le complessità dell’ecosistema dei dati personali. Mentre negli Stati Uniti la raccolta e la vendita di dati su cittadini non sono vietate, esperti di privacy insistono sulla necessità di esaminare con maggiore rigore il ruolo e l’impatto dei data broker e dei servizi di ricerca persone, specialmente alla luce del fatto che molti record “pubblici” o “governativi” negli USA sono esentati dalle leggi sulla privacy dei consumatori.

Questa situazione rende fondamentale un dibattito approfondito e potenzialmente anche un intervento regolamentare nel campo della protezione e della privacy dei dati dei consumatori, come già evidenziato da altre inchieste giornalistiche sul settore dei broker di dati e dei servizi di ricerca persone.