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Mezzo traguardo per la PA Digitale: Butti e il futuro del cloud federato

Il Sottosegretario Butti annuncia progressi significativi per la PA Digitale e il cloud nazionale, essenziali per la resilienza informatica.

Il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha recentemente preso la parola in Parlamento per aggiornare su un tema vitale: la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Ad oggi, il Dipartimento per la trasformazione digitale ha raggiunto il 50% degli obiettivi stabiliti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con 34 dei 67 target previsti completati entro il 2026.

In particolare, l’iniziativa ha coinvolto oltre 17mila Pubbliche amministrazioni, sia centrali che locali, che hanno presentato ben 57mila progetti per potenziare la digitalizzazione dei servizi. Un numero impressionante che mette in luce l’impegno del governo nel modernizzare e rendere più efficienti i processi amministrativi.

Copertura delle reti e disuguaglianze digitali

Un altro aspetto criticato da Butti è la persistenza di disuguaglianze tra aree urbane e rurali riguardo alle infrastrutture di rete. La copertura con tecnologia 5G ha raggiunto il 99%, superando la media UE (89,3%), ma è fondamentale garantire che anche le zone meno servite possano beneficiarne. I piani italiani per raggiungere una copertura completa con Rete a Capacità Molto Alta (VHCN) entro il 2026, anticipando l’obiettivo europeo del 2030, mostrano la volontà di superare queste disparità.

Progetto di cloud federato e resilienza digitale

Tra le strategie del governo, il cloud federato nazionale rappresenta un passo decisivo verso l’autonomia tecnologica e la resilienza digitale. Butti ha sottolineato l’importanza di collaborare con le Regioni per sviluppare un modello di cloud federato che integri le risorse locali, in sinergia con il Polo Strategico Nazionale (PSN). Questo approccio mira a garantire la continuità operativa dei servizi digitali, soprattutto in caso di eventi avversi come i recenti cyber-crash.

La recente esperienza con i problemi subiti da Microsoft offre spunti di riflessione sull’importanza di un’infrastruttura cloud nazionale robusta. È evidente che l’Italia deve puntare su tecnologie e servizi forniti da entità locali, evitando così la dipendenza da aziende esterne.

Proposta di un “backup sovrano”

Durante le discussioni, è emersa anche la proposta di creare un “backup sovrano” per la sicurezza cibernetica, sostenuta da AIAD – Federazione Industrie Aerospazio Difesa e Sicurezza. Questa norma prevede che le organizzazioni che utilizzano tecnologia extra-UE debbano disporre anche di un servizio equivalente fornito da operatori con sede nell’Unione Europea, affinché la sicurezza cibernetica delle entità critiche sia garantita.

Il “backup sovrano” è stato al centro di dibattiti decisionali volti a recepire la direttiva europea NIS2, che cerca di stabilire standard elevati di cybersecurity. La proposta sta ricevendo supporto sia dal governo che dalle autorità competenti, evidenziando un consenso trasversale su questo tema cruciale.

Comprendere e implementare misure efficaci di protezione informatica è diventato imperativo, soprattutto in un contesto in cui semplici errori possono avere ripercussioni enormi, come dimostrato dai recenti attacchi subiti a livello mondiale. Avere un piano solido e una rete di sicurezza informatica efficiente risulta vitale per il futuro digitale dell’Italia.