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L’impronta ecologica dell’esercito USA e le sue emissioni

Lo scenario bellico incide in modo sostanziale sull’ecosistema globale: l’esercito USA genera un’impronta di CO2 da primato.

La questione delle emissioni di CO2 da parte delle forze militari si è spesso scontrata con un muro di opacità nell’informazione e con un sottovalutato impatto ambientale. Tuttavia, i numeri parlano chiaro: se consideriamo l’esercito statunitense come una singola entità, osserviamo che in termini di consumo energetico e di emissioni di gas serra, questo si collocherebbe tra i primi cinquanta emittenti del pianeta.

Nella precisione, i dati al nostro disporsi ci illustrano una realtà in cui l’apparato bellico USA potrebbe tranquillamente contendersi il 47° posto nella classifica mondiale delle emissioni di CO2, annoverandosi tra le nazioni come Perù e Portogallo. Si tratta di cifre che lasciano poco spazio all’immaginazione: nell’arco di un solo anno, la macchina bellica americana ha potuto raggiungere un consumo di carburante che ha superato i 269.000 barili al giorno, con un totale annuo pari a un’immissione nell’atmosfera superiore ai 25.000 kilotonnellate di CO2.

Stratificata in varie branche operative, l’uso intensivo di risorse energetiche da parte dell’aviazione, della marina, e dei contingenti terrestri, risulta in una spremitura di risorse notabile: l’aviazione militare elargisce circa 4,9 miliardi di dollari in carburante, la marina segue con 2,8 miliardi di dollari e, non da ultimi, i reparti terrestri con 947 milioni di dollari, mentre i Marines incamerano una spesa di 36 milioni di dollari.

La questione non si limita alle sole cifre economiche, bensì si estende anche al modo in cui i mezzi di trasporto, siano essi terrestri, aerei o navali, vengono alimentati. La prevalenza di carburanti fossili nella catena logistica dell’esercito non fa che esasperare l’impatto ambientale dell’operato militare, che sembra solo marginalmente mitigato dalle iniziative ecologiche in crescita negli ultimi anni.

Nel contesto internazionale, la trasparenza e la responsabilità ecologica di tali organizzazioni rimangono problematiche. Seppur gli accordi ambientali, come quello di Kyoto del 1997 e di Parigi del 2015, abbiano tentato di inserire anche le emissioni prodotte dall’apparato militare nel conteggio totale delle emissioni, spesso abbiamo assistito a tentativi di esclusione di tali dati, come avvenuto durante l’amministrazione Trump nel 2020.

Impegnandosi in una riflessione più ampia, la stima del contributo delle forze armate nell’inebriante cocktail di CO2 globale potrebbe ammontare a circa il 5,5%, superando le emissioni combinate del trasporto aereo e navale civile. Un dato, questo, che getta una luce allarmante sulle responsabilità ambientali delle attività militari nel panorama globale.

In conclusione, benché siano implementate politiche eco-sostenibili e si faccia leva sull’uso di fonti energetiche rinnovabili, è chiaro che l’esercito americano, così come altri apparati militari globali, rappresentino un singolare e non trascurabile fattore di influenze nel bilancio delle emissioni di CO2, ponendo sfide significative che richiedono risposte concrete e globali.