Vai al contenuto

Intelligenza Artificiale e Sanità: Una Rivoluzione in Atto

L’innovazione digitale in ambito sanitario con l’IA è al centro di strategie ministeriali.

Il contesto sanitario nazionale si trova di fronte ad una svolta epocale, dove il digitale e l’intelligenza artificiale (IA) non rappresentano più semplici addendi ma veri e propri fattori abilitanti di una rivoluzione nella gestione della salute pubblica. Il dettato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la normativa DM 77 gettano le basi per un’accoglienza innovativa di tali tecnologie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, eppure il rischio è quello di un’implementazione che non contempli pienamente l’ampiezza e la portata di questa trasformazione.

Nel recente summit organizzato dal Ministero della Salute, l’accento è stato posto sulla gestione delle multicronicità e dell’invecchiamento della popolazione. Si discute della necessità di interventi che amplino non solo la durata media della vita, ma soprattutto la qualità degli anni vissuti, riducendo il tempo trascorso in condizioni di malattia. In questo panorama, l’IA emerge come strumento critico per un’analisi dati più perspicace che possa guidare politiche sanitarie preventive efficaci e personalizzate.

La creazione di un Spazio Europeo dei Dati Sanitari (EHDS) guarda proprio a questo obiettivo, promettendo di alimentare la ricerca e l’innovazione attraverso l’accesso a un patrimonio informativo strategico. Complessivamente, il percorso è disseminato di sfide, tra cui privacy, cyber security, e interoperabilità dei sistemi sanitari e informatici. La progettazione di algoritmi di IA atti allo screening, diagnosi e personalizzazione di trattamenti si rivela una componente fondamentale della medicina del futuro.

Uno dei principali ostacoli al cambiamento è rappresentato dall’attuale incrocio di competenze all’interno del sistema sanitario. L’applicazione del Green pass, ad esempio, ha dimostrato come le normative esistenti siano state più che adeguate, nonostante la presenza di una regolamentazione come il GDPR, a tutela della libera circolazione e privacy dei dati personali. Diventa allora essenziale intraprendere un dialogo interdisciplinare intorno a questi argomenti.

Un altro elemento critico riguarda la qualità dei dati raccolti. Non limitare le informazioni a dettagli come età o residenza, ma integrarle con altri dati indicativi (ad esempio titolo di studio, lavoro, condizione economica), potenzialmente collegati ai censimenti, potrebbe potenziare la capacità di intercettare i bisogni specifici delle persone, soprattutto in campo preventivo. In questo ambito, tecniche avanzate di IA potrebbero giocare un ruolo chiave nello svelare nuovi orizzonti nella comprensione di vasti volumi di dati.

Anche il territorio gioca un ruolo fondamentale nell’integrazione di una strategia digitale efficace. L’esperienza di ASL come quella di Roma 2 è esemplificativa nel modo in cui i dati possono essere utilizzati per analisi più profonde e interventi mirati, proiettandoci verso un sistema di salute condiviso e interconnesso.

In conclusione, è evidente come il percorso verso una sanità digitalizzata e il pieno sfruttamento dell’IA non sia privo di complicanze, ma al tempo stesso, le opportunità che si dischiudono sono senza precedenti. È necessario che vi sia un continuo e costruttivo dialogo tra tutti gli stakeholder nel settore, con una visione condivisa che possa capitalizzare sulle promesse di questa alta tecnologia a vantaggio di un sistema sanitario più reattivo, umano e sostenibile.