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Impatto Ambientale del Denaro Fisico: Come le Transazioni in Contanti Inquinano

Un saggio sulla corrispondenza fra l’inquinamento derivante da operazioni in contanti e la guida di un’auto per 8 km.

Secondo uno studio recente della Banca Centrale Europea (BCE), l’impatto ambientale del denaro fisico è comparabile a quello di guidare un’auto per 8 chilometri. Questa scoperta ha acceso la luce sui gravi effetti ambientali del denaro contante, che riguardano tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione al trasporto al ritiro da un bancomat.

Per comprendere meglio l’inquinamento prodotto dal denaro, lo studio ha paragonato l’impatto ambientale del denaro al carico di anidride carbonica prodotto da altre attività quotidiane. Ad esempio, il lavaggio settimanale di una t-shirt per un intero anno corrisponderebbe a guidare per 55 chilometri, mentre l’uso di acqua in bottiglia per un anno sarebbe comparabile a guidare per 272 chilometri.

Tra le varie attività associate all’impiego del denaro contante, è emerso che l’energia consumata per effettuare prelievi bancomat rappresenta il 37% dell’impronta ecologica. Questa è seguita dal trasporto dei contanti, responsabile del 35%. Sorprendentemente, la produzione della carta con cui sono fatte le banconote incide solo per il 9%. Questo indica chiaramente che la maggior parte dell’inquinamento prodotto dal denaro contante è correlato al suo utilizzo, piuttosto che alla sua produzione.

Le banconote di euro vengono stampate su carta di fibre di cotone, un materiale sostenibile che dà alle banconote la loro particolare consistenza. Questo materiale è resistente all’usura e genera un particolare tipo di rumore quando i soldi vengono sfogliati.

Se pensiamo al numero totale di banconote circolanti, troviamo un numero impressionante. A dicembre 2023, le banconote circulanti ammontavano a 29,2 miliardi, per un valore totale di 1,5 trilioni di euro. Il taglio più comune è la banconota da 50 euro, che rappresenta il 49,2% di tutte le banconote circolanti in Europa. Invece, la banconota più rara è quella da 500 euro, che non viene più stampata a causa dei suoi legami con le attività illegali.

Per quanto riguarda le monete, la più diffusa è quella da 1 centesimo di euro, con 39,4 miliardi di pezzi circolanti, anche se diversi paesi hanno cessato la sua produzione. Le monete più rare sono invece quelle da 50 centesimi.

La domanda che rimane aperta è: abbiamo davvero bisogno delle monete da 1 centesimo di euro? Questo è al centro di un dibattito europeo che è in corso da quando l’euro è stato introdotto nel 2002. Alcuni sostengono che le monete di piccolo taglio aiutano a rallentare l’inflazione, mentre altri ritengono che la loro eliminazione potrebbe portare a un risparmio significativo in termini di costi di produzione.