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Il mercato nero dei chip Nvidia in Cina

L’efficacia dei divieti USA sul commercio di chip Nvidia è messa in discussione dalla realtà di un intricato mercato nero in Cina.

Gli sforzi degli Stati Uniti per isolare la Cina dal mercato dei semiconduttori più avanzati, come i chip prodotti da Nvidia, si stanno scontrando con una realtà complessa, contraddistinta da un traffico sotterraneo di componenti elettronici all’avanguardia. Nonostante severe misure restrittive imposte con lo scopo di proteggere gli interessi nazionali e limitare lo sviluppo tecnologico militare cinese, appaiono sempre più evidenti le difficoltà di Washington nel sigillare completamente i confini tecnologici.

Enti di ricerca e istituzioni accademiche cinesi sembrano riuscire a eludere i divieti, acquisendo chip per intelligenza artificiale attraverso canali laterali. Il nodo centrale di tale problema riguarda l’identificazione dei fornitori che alimentano questo mercato parallelo, spesso veicolando i componenti tramite paesi terzi come India, Taiwan e Singapore.

Certamente preoccupante è la scoperta di acquisizioni di chip Nvidia presso istituti come l’Harbin Institute of Technology e la University of Electronic Science and Technology of China, entrambi sotto stretta osservazione USA per presunti legami militari. Il rischio implicito in queste transazioni è quello di vedere la tecnologia avanzata impiegata per scopi che vanno oltre il puro progresso scientifico e formativo.

I banchi di prova dell’efficienza dei divieti sono chiari: nonostante la loro introduzione, molteplici enti statali cinesi continuano a ottenere chip A100 e persino modelli recenti come gli A800, in sfida alle intenzioni statunitensi di restringerne l’accesso.

Parallelamente al calo di commesse in Cina, altre nazioni si affacciano sul mercato di questi semiconduttori. È il caso dell’azienda di datacenter indiana Yotta, il cui imponente ordine di acceleratori Nvidia testimonia una domanda internazionale elevata e in continua crescita per questi dispositivi chiave per l’avanzamento dell’intelligenza artificiale.

In conclusione, la battaglia statunitense per circoscrivere il flusso di tecnologie sensibili sembra lontana dall’essere vinta. La complessità del commercio globale e l’agilità con cui le reti di distribuzione informali operano pongono dubbi sull’efficacia reale dei regimi di sanzione, e suggeriscono la necessità di una strategia più articolata e ampia che possa realmente contenere le ambizioni tecnologiche di potenze come la Cina.