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Drone autonomo per assassini: l’allarma tecnologia

Un drone girandola in grado di identificare e colpire una persona: il futuro della minaccia è nell’aria?

La possibilità di acquisire droni a basso costo e implementarvi tecnologie avanzate come il riconoscimento facciale ha aperto un nuovo scenario nel campo della sicurezza personale e collettiva. Un esempio preoccupante di questa realtà è stato fornito da Luis Wenus, ingegnere capace di mettere insieme, in un lasso di tempo incredibilmente esiguo, un drone progettato per colpire un obiettivo individuato tramite il riconoscimento facciale.

Quello che poteva sembrare un innocuo esperimento ha sollevato questioni etiche e legali di enorme rilevanza: la facilità con cui si può costruire un drone killer apre infatti la porta a possibili scenari bellici e offensivi in contesti civili. La disponibilità di droni economici, insieme al progresso fulmineo del riconoscimento facciale IA, potrebbe facilmente sfociare in un utilizzo improprio in grado di aggirare le classiche misure di sicurezza.

Immaginiamo di trasformare un comune drone da gioco in un’arma potenzialmente letale: basterebbe integrare un sistema di riconoscimento facciale IA per consentire al meccanismo volante di tracciare il suo bersaglio con precisione. Nonostante la complessità tecnica dell’impresa, la velocità con cui Wenus ha assemblato il suo drone killer è testimonianza di una pericolosità sempre più accessibile.

Il rischio non è solo teorico: aggiungendo una carica esplosiva al drone, è possibile convertirlo in un dispositivo in grado di causare danni immani, specie in ambiti urbani affollati o in occasi speciali. Questa eventualità deve spingere a una riflessione sulla necessità di normative più stringenti per l’uso dei droni e sulla creazione di sistemi anti-droni sempre più avanzati, in grado di intercettare e neutralizzare questi pericoli volanti.

Con l’aumento della diffusione dei droni, diventa importante affrontare la questione della responsabilità individuale e legale: chi deve essere ritenuto colpevole in caso di abuso di queste tecnologie? Le leggi attuali sono sufficienti per prevenire e punire l’utilizzo malicious di droni? Risponde a questo particolare bisogno la necessità di costruire, come evidenziato da Wenus, resilienti sistemi anti-droni che possano proteggere gli spazi civili da eventuali attacchi. La diffusione di simili tecnologie tra il pubblico, infatti, implica una revisione degli standard di sicurezza nazionali e internazionali.

Quanto successo pone dunque un accento cruciale sulla velocità con cui la tecnologia può diventare uno strumento doppio, servendo tanto a scopi ludici quanto a fini distruttivi. A fronte di queste sfide cruciali, è vitale che i policy makers, i progettisti di droni, i professionisti della cyber security e la società civile collaborino per garantire che le innovazioni tecnologiche si sviluppino in direzioni che promuovano la sicurezza e il benessere comune, nonché per tutelare la privacy e la sicurezza personale.