Il recente malfunzionamento di piattaforme online solleva interrogativi sulla dipendenza dai cavi sottomarini per il traffico di dati globali.
Il fenomeno del down globalizzato dei social si è rivelato una vera e propria incompetenza nell’utilizzo del termine “causa”. Come spesso accade in scenari di interruzione dei servizi di piattaforme online quali Facebook e Instagram, la colpa viene attribuita in maniera affrettata, senza ponderare tutte le variabili tecniche e geostrategiche che governano l’infrastruttura dell’intero ecosistema internet.
L’incidente recente ha avuto certamente delle concause imputabili all’incidente dei cavi sottomarini nel Mar Rosso, un episodio che ha messo a dura prova la resilienza della rete informatica globale. HGC Global Communications di Hong Kong ha verificato la riduzione del 25% della capacità di trasmissione dati conseguente al danneggiamento di ben quattro cavi cruciali: Seacom, TGN, AAE-1 e EIG.
Considerando che il Mar Rosso rappresenta un crocevia per l’80% del traffico tra Asia e occidente e il 15% del traffico dagli Stati Uniti verso l’oriente, intuitivamente si comprende il peso di questa infrastruttura sottomarina per la connettività globale e per la stabilità dei servizi online che viaggiano su tale rete.
Da sottolineare, il piano di contingenza adottato da HGC è stato di deviare il traffico attraverso percorsi alternativi: nord verso l’Europa attraverso la Cina, est attraverso gli Stati Uniti o sfruttando gli undici sistemi di cavi residui nel Mar Rosso. Si è cercato così di salvaguardare la continuità del servizio e di dimostrare la flessibilità del network internazionale.
Meta, con la porta voce Andy Stone, non ha confermato né smentito la diretta correlazione tra il guasto e il down delle sue piattaforme, limitandosi a comunicare il lavoro in corso per il ripristino dei servizi.
È innegabile che i cavi sottomarini rivestano un ruolo strategico nello scacchiere delle telecomunicazioni globali. Assumono una valenza cruciale per l’economia dei dati, fungendo da veri e propri ponti digitali che collegano continenti e trasportano quotidianamente petabyte di informazioni.
I danneggiamenti ai cavi possono avere ripercussioni sul traffico di dati con riflessi diretti sulla vita quotidiana delle persone e sulle operazioni aziendali. Il recente incidente sottolinea la necessità di una maggiore resilienza dell’infrastruttura globale dei dati e l’importanza di misure protettive più efficaci.
Con i cavi sottomarini come dorsale dell’ecosistema digitale, incidenti come quello verificatosi nel Mar Rosso ci ricordano quanto sia vulnerabile l’architettura su cui si basa la nostra interconnettività globale. È necessario un dialogo aperto su come migliorare la sicurezza di queste componenti critiche e su come gestire le emergenze in maniera efficace e coordinata.