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Atos e l’Ombra sul Futuro di Thierry Breton

L’espansione e la crisi di Atos investono il percorso politico dell’ex CEO e odierno Commissario UE, Thierry Breton.

L’itinerario professionale dei leader aziendali spesso si intreccia strettamente con le loro aspirazioni politiche, e il caso di Thierry Breton, attuale Commissario UE al Mercato interno e già CEO di Atos, ne è un fulgido esemplare. La sua vicenda mette in luce come la gestione aziendale possa trasformarsi in un fattore cruciale per il futuro in ambito politico di figure di tale calibro.

Nella narrazione della carriera di Breton troviamo il suo incarico alla guida di Atos, svoltosi tra il 2008 e il 2019, tempo durante il quale ha guidato l’azienda verso le vette del successo europeo nel settore tecnologico. Ma il paesaggio è presto mutato, e il declino aziendale ha finito per gettare ombre sul suo percorso di carriera.

Sotto la sua amministrazione, Atos emerse come una delle gemme scintillanti della tech industry francese, salendo a valutazioni vicine ai 5 miliardi di euro. La situazione di Atos oggi, tuttavia, parla di una realtà aziendale minacciata da impietosi rivali statunitensi e da una valutazione aziendale precipitata intorno ai 500 milioni di euro. Certi rami aziendali di spicco sono sul punto di essere ceduti al magnate ceco Daniel Křetínský.

Le peripezie finanziarie e operative di Atos sono divenute un affare di stato in Francia, con riflessi diretti sulla scena politica nazionale e internazionale. La performance aziendale recente ha incendiato dibattiti all’interno del partito politico Les Républicains, innescando la proposta di costituire una commissione parlamentare d’indagine per esaminarne le cause e le circostanze. Altri attori politici suggeriscono addirittura un intervento nazionalizzante, considerata anche la delicatezza dell’impatto sull’infrastruttura di sicurezza nazionale, come nel caso delle operazioni del supercomputer Atos, essenziale nelle simulazioni legate alla deterrenza nucleare.

L’uderlying di questa controversia si proietta sulla figura di Breton, il quale, sebbene punti alla presidenza della Commissione UE, trova in Atos un passato imprenditoriale che potrebbe trasformarsi in argomento di sfiducia piuttosto che di prestigio. Nonostante i suoi sforzi nel rifiutare ogni responsabilità circa la crisi attuale dell’azienda, le voci critiche non mancano.

In Francia, le sono già stati lanciati segnali di avvertimento sul fatto che questo passato alla guida di Atos potrebbe tradursi in vulnerabilità nel caso di una campagna elettorale, con avversari politici pronti a sfruttare ogni falla. E mentre Breton si dice possibilmente interessato a guidare il partito Renaissance alle prossime elezioni europee, permane lo scetticismo circa la sua capacità di attirare eccessivamente l’attenzione del grande pubblico.

Di certo, la decisione ultima sul capolista di Renaissance ricadrà sul presidente Macron, e resta incerto se i contrattempi di Atos influenzeranno il suo giudizio. Ciò che è sicuro, però, è che l’eredità lasciata da Breton nella compagnia potrebbe incidere significativamente sul suo destino politico, imponendogli di affrontare sia le conseguenze aziendali che le ambizioni politiche con un occhio critico alle intersezioni fra i due universi.