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Anonimi Ciberattacchi alle Forze Israeliane: oltre 230.000 Documenti Militari a Rischio

Anonymous ci risiamo: un presunto attacco informatico del collettivo getta ombre su oltre 200.000 documenti militari israeliani. Ma quanto c’è di vero?

Si rincorrono le voci di un possibile attacco informatico portato a segno da un gruppo di hacker presumibilmente collegati al noto collettivo Anonymous, con le Forze di difesa israeliane (IDF) come bersaglio. Quest’ultimo avrebbe visto compromettere dati di elevata rilevanza strategica.

A sostegno di queste affermazioni, vi è l’accesso dichiarato a ben 20 gigabyte di informazioni, corrispondenti a oltre 233.000 documenti militari di vario tipo, tra i quali file PDF, documenti Word e slides di presentazioni. L’ormai celebre collettivo, noto per le sue mire anti-sistema, sembra di nuovo in azione con attacchi mirati di elevato impatto.

Tuttavia, il Dipartimento della Difesa ha risposto con fermezza, negando qualsiasi ipotesi di intrusione non autorizzata nei loro sistemi, ribadendo la sicurezza dei propri dispositivi informatici e sottolineando come, nel caso si fosse verificato qualche tentativo di attacco, questo avrebbe riguardato probabilmente solo i sistemi civili.

Ad aggiungere un altro tassello al mosaico della vicenda ci pensa un filmato che gli hacker hanno rilasciato. Questo mostra spezzoni di presentazioni IDF, che, nonostante appaiano autentici, secondo l’agenzia possono essere ricondotti a una sorta di guerra psicologica, sollevando dubbi sull’autenticità dei materiali.

Altre voci riportano un ulteriore attacco, sempre di questo mese, contro l’infrastruttura IT del Ministero della Giustizia israeliano. Secondo gli hacker, sarebbero riusciti a eludere i sistemi di sicurezza e a ricavare più di 300 gigabyte di dati. Questi ultimi, per un totale di 8 milioni di documenti, conterrebbero informazioni personali significative.

Per ora rimangono oscure le reali intenzioni del gruppo, anche se alcune dichiarazioni anti-Israeliane potrebbero avere radici geopolitiche più profonde. A questo punto, però, non è da escludere la possibilità di una vera e propria strategia di disinformazione, come già accaduto in passato con le voci messe in giro dal gruppo Mogilevich.

Ad aggiungere credibilità a tali ipotesi, le informazioni diffuse dal Jerusalem Post, secondo il quale l’agenzia informatica israeliana aveva lanciato un allarme sulle possibili ondate di attacchi informatici post-Ramadan. Questi avrebbero potuto avere come obiettivo l’infrastruttura online di Israele, compresi le piattaforme digitali e la fuga di dati sensibili, rappresentando un serio rischio per la sicurezza e la stabilità del Paese.