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La rivoluzione dell’intelligenza artificiale: l’app Udio per creare musica

Udio, l’app che sfrutta l’intelligenza artificiale per generare musica, affronta il dibattito su copyright e qualità artistica nell’industria musicale.

Udio rappresenta un’ulteriore avanzata nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale (AI) generativa, rendendo semplice ed intuitiva la creazione di musica. L’accesso a questo notevole strumento è aperto a tutti: un account Google, X o Discord è l’unico requisito necessario. Una volta accessi, gli utenti possono dettagliare le specifiche del brano desiderato (genere, tema, parole, accordi, voce e persino il mood) all’AI, aspettare qualche minuto e saranno rilasciate due demo di circa 30 secondi.

Udio consente gratuitamente la generazione di fino a 1.200 brani al mese. Ogni traccia generata può essere scaricata, condivisa, pubblicata sulla community di Udio e modificata, permettendo estensioni o remix.

Nonostante gli enormi vantaggi offerti da Udio, non è esente da sfide legali riguardanti il copyright. Infatti, il conflitto riguarda l’intera industria della musica generata da AI: l’industria musicale infatti ha da tempo denunciato l’utilizzo di dati protetti da copyright da parte delle aziende tecnologiche per addestrare i loro sistemi di AI, ritenendolo illegale. Tuttavia, gli sviluppatori sostengono che questi dati di addestramento rientrano nell’ambito del “fair use”.

Le tensioni sono aumentate quando più di 200 artisti, tra cui Billie Eilish, Nicki Minaj e Metro Boomin, hanno firmato una lettera aperta, denunciando l’uso scorretto dei loro lavori da parte delle piattaforme tecnologiche e invitandole a “smettere di svalutare la musica”. Alcuni temono la perdita del loro lavoro e si interrogano sulla futura qualità della musica e dell’esperienza d’ascolto.

Udio ha risposto a queste preoccupazioni affermando l’impossibilità di includere comandi specifici per generare musica simile a quella di un particolare artista, per evitare la creazione di deepfake musicali.

Allo stesso tempo, Udio riconosce il problema derivante dalla somiglianza estrema tra alcuni brani generati dall’AI e quelli di autori famosi e assicura che si sta lavorando per minimizzare tali situazioni. David Ding, co-fondatore e CEO di Udio, ha dichiarato: “Disponiamo di ampi filtri automatizzati sul copyright per garantire che i nostri risultati non violino materiale protetto da copyright”.