Vai al contenuto

La questione delle licenze nel settore della telefonia senza confini: parole di Pietro Labriola, AD di TIM

Pietro Labriola, AD di TIM, sottolinea il paradosso delle licenze nel mercato della telefonia. Tra ritorni economici, sviluppo di infrastrutture e update delle normative, la strada verso il 5G è ancora lunga.

Nell’attuale panorama delle telecomunicazioni, in cui non esistono più confini tra servizi IT, hyperscaler e telco, la situazione delle licenze esprime un paradosso. Pietro Labriola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di TIM, ne discute durante la conferenza internazionale “5G&Co. – Everything is connected”, sottolineando la necessità di applicare le stesse regole a tutti gli operatori in un settore che tende alla convergenza.

Secondo Labriola, l’analisi della situazione italiana rispetto ad altre nazioni, evidenzia una certa “miopia” verso gli investimenti sulle bande di copertura, evidente nel confronto con il Brasile che, pur avendo avviato tardi il processo verso il 5G, ha beneficiato di costi più contenuti per le licenze e ha attuato un ambizioso progetto di copertura standalone entro il 2030. Questo mostra l’importanza di una solida infrastruttura di base per lo sviluppo dei servizi.

Un altro ostacolo sulla strada del 5G riguarda il consumo energetico. Secondo TIM, il settore non riceve gli incentivi necessari per modernizzare le antenne, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale. Questo si traduce in una pressione finanziaria aggiuntiva sulle spalle delle telco che, di fronte a costi crescenti, si trovano in difficoltà ad investire per la costruzione della rete 5G, necessaria invece a favore del sorgere di nuove figure, come le startup, in grado di generare innovazione e servizi.

Ma come superare gli ostacoli e procedere nel percorso verso il 5G? Labriola suggerisce alcune strategie: utilizzare parte dei fondi del PNRR per incentivare la migrazione elettronica dell’infrastruttura standalone, ridurre i costi energetici, regolamentare il mercato per facilitare il networking sharing o le fusioni tra gli operatori, considerando che in Italia non vi è spazio per cinque reti 5G. Queste misure permetteranno non solo di guardare al futuro con ambizione, ma anche di far emergere il reale potenziale delle offerte di servizio in grado di supportare lo sviluppo del 5G.

Infine, Labriola ritiene che la separazione dell’infrastruttura dai servizi potrebbe favorire la crescita di entrambe le aree, facendo dell’Italia un esempio per la comunità internazionale nella costruzione di una rete in grado di migliorare la connettività.