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Criticità e Promesse Mancate di Copilot per Microsoft 365

L’esperienza con Copilot per Microsoft 365 si rivela deludente per gli utenti italiani: quali sono le problematiche?

La recente introduzione di Copilot per Microsoft 365 ha suscitato grande entusiasmo tra gli utenti, attirati dalle promesse di una maggiore efficienza e produttività offerte dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, le attese sono state in grandi parti disilluse. Al momento, infatti, il servizio si configura più come una versione beta piuttosto che come un prodotto finito e ottimizzato.

La prima grande limitazione sta nel supporto linguistico: per chi lavora con Excel, l’assenza del supporto alla lingua italiana si traduce in un grosso ostacolo, compromettendo la fluidità e l’efficacia dell’esperienza utente. Ma non si tratta dell’unico problema. Gli utenti riscontrano difficoltà anche nell’attivazione delle licenze, con un processo non sempre chiaro o direttamente funzionale. A ciò si aggiunge l’insoddisfacente reazione del supporto tecnico Microsoft, apparso sopraffatto dalla mole di richieste e incapace di offrire soluzioni tempestive e adeguate (o anche solo percorribili) alle problematiche presentate.

Anche le funzionalità offerte sono parziali, con molti tool ancora in fase sperimentale o comunque non pienamente operativi, tradendo così l’immagine di un prodotto in piena evoluzione più che pronto all’uso professionale. Si svela quindi una realtà in cui il gap tra le aspettative e l’esperienza concreta è notevole, malgrado le grandi promesse e gli annunci esaltanti, spesso giustamente messi in dubbio per la loro effettiva corrispondenza alla realtà.

Un altro aspetto critico riguarda il costo di Copilot per Microsoft 365, giudicato troppo elevato considerando i limiti e le problematiche evidenziate. Infatti, come si osserva in molti altri ambiti dell’IT e specialmente in quelli riguardanti le soluzioni AI, c’è una tendenza a lanciare sul mercato prodotti che non sono ancora pronti per un impiego quotidianamente professionale, lasciando di fatto agli utenti il compito di tester.

La delusione è tangibile ancor più alla luce di precedenti promesse manomesse o esagerate nel settore, come nel caso recente di “Bard” di Google, dove le prestazioni reali hanno stentato a seguirti i clamori del lancio. È una dinamica che solleva non solo questioni di trasparenza e aspettative, ma anche ampie riflessioni sullo stato complessivo dell’innovazione nel campo della tecnologia AI.