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Riduzione delle società statali: un trend in atto

Il numero delle società partecipate dallo Stato ha visto una consistente contrazione nell’ultimo decennio. Approfondiamo le cifre e le implicazioni.

Negli ultimi dieci anni, il panorama delle aziende partecipate e controllate dal settore pubblico italiano ha sperimentato cambiamenti significativi. Dal 2012 al 2021, si è verificato un decremento complessivo del 24,9%, con un numero di entità che è sceso a 7.808. Tale contrazione si inserisce in un contesto più ampio di ridimensionamento delle strutture pubbliche a livello aziendale, coinvolgendo sia le aziende con partecipazioni maggioritarie che quelle con quote minoritarie.

Un dato che coglie l’attenzione è la diminuzione del 2% tra il 2020 e il 2021, un calo che può essere visto anche come uno specchio dei tentativi di ottimizzazione e di ricerca di maggiore efficienza nell’apparato statale. Questa evoluzione coinvolge le aziende pubbliche sotto diversi aspetti, includendo quelle a controllo statale diretto e quelle in cui l’azionista è un ente territoriale come Regioni, Province e Comuni.

Un’ampia varietà di attività è rappresentata all’interno del portfolio di tali aziende: dagli enti che operano nei servizi di consulenza fino a quelli che gestiscono servizi pubblici essenziali come la fornitura di acqua e energia. Sorprendentemente, lo Stato si impegna anche in settori come l’ospitalità e la ristorazione, con una presenza non trascurabile di imprese in questo ambito.

La forza lavoro impiegata nelle aziende pubbliche è anch’essa notevole, con quasi un milione di individui (924.892) che vi operano. Questo numero riflette non solo la dimensione delle imprese ma anche l’importanza del settore pubblico come datore di lavoro in Italia. Interessante notare la crescita del 13,2% nella produttività del lavoro nel 2021, un indicatore che potrebbe suggerire una maggiore efficienza rispetto al passato.

L’analisi regionale mostra differenze significative nella distribuzione delle aziende e degli addetti: ad esempio, nel Centro Italia si concentra il 45,7% del totale degli addetti, mentre il Nord-ovest segnala un incremento sia nel numero di imprese che di lavoratori. La Lombardia emerge come regione leader per il peso delle aziende pubbliche nel tessuto economico.

Le implicazioni di queste dinamiche sono molteplici, riguardando tanto la gestione del personale e la distribuzione delle risorse, quanto l’orientamento strategico che lo Stato intende perseguire nel suo ruolo di attore economico. La riduzione nel numero delle aziende partecipate segnala una possibile riorientazione verso una maggiore concentrazione in settori strategici e una potenziale dismissione di attività considerate meno essenziali o efficienti.