Il Garante Privacy intensifica le pressioni su OpenAI per presunte violazioni GDPR legate a ChatGPT.
La tematica della privacy e della protezione dei dati personali si conferma sempre più centrale nell’era del digitale, soprattutto con l’aumento dell’utilizzo di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale come ChatGPT. Recentemente, il Garante per la protezione dei dati personali ha mosso nuove accuse verso OpenAI, la società dietro questa innovativa piattaforma di chatbot, evidenziando ulteriori mancanze rispetto alle normative vigenti in materia di privacy.
Il contesto riguarda una serie di potenziali illeciti in riferimento al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), una normativa critica nell’Unione Europea che disciplina il trattamento dei dati personali. OpenAI si trova ora di fronte alla necessità di fornire chiarimenti e di difendersi dalle accuse mosse dall’autorità italiana.
Il procedimento seguito dal Garante arriva in seguito a una limitazione provvisoria del trattamento dei dati personali imposta a OpenAI lo scorso marzo. Durante l’istruttoria, evidenziate sono state presunte violazioni che l’azienda statunitense avrebbe compiuto, trasgredendo ai dettami della legge europea.
La società di intelligenza artificiale, nota per i suoi sviluppi di frontiera nel campo del machine learning e delle applicazioni conversazionali, ha ora un periodo di tempo stabilito di 30 giorni per presentare un’argomentazione difensiva. Il Garante prenderà poi una decisione, tenendo conto anche dell’operato della task force speciale istituita dall’Edpb (European Data Protection Board), che riunisce le Autorità di protezione dati dell’UE e si occupa di assicurare l’applicazione coerente del GDPR.
Questa vicenda evidenzia l’importanza crescente del rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali in tutte le sue sfaccettature, specialmente quando si parla di tecnologie emergenti capaci di processare e analizzare enormi quantità di informazioni personali.