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Lo Spionaggio Globale Tramite App Comuni

Apparentemente innocue, molte app popolari sarebbero strumenti di un vasto sistema di sorveglianza globale, capace di tracciare miliardi di utenti.

La frontiera della sorveglianza globale si fa sempre più sottile e pervasiva, infiltrandosi nelle quotidiane interazioni digitali di miliardi di individui attraverso uno strumento apparentemente innocuo: le applicazioni mobili. Una recente indagine condotta da 404 Media ha sollevato il sipario su una realtà inquietante: comuni app, incluse quelle ampiamente diffuse come 9gag, Kik e varie app di identificazione del chiamante, rappresenterebbero i tasselli di una capacità di sorveglianza su scala globale.

Il punto di partenza di questa rete di spionaggio è subdolo quanto semplice: si tratta di pubblicità inserite all’interno delle app stesse. Da qui, gli utenti finiscono per essere inglobati in un potente strumento di monitoraggio di massa, promosso e venduto ad agenzie di sicurezza nazionale. Si parla di capacità di tracciare posizioni fisiche, hobby, membri della famiglia e di creare miliardi di profili dettagliati.

L’indagine di 404 Media, basata su materiali di marketing ora eliminati, analisi forensi tecniche e ricerche condotte da attivisti della privacy, offre uno degli esami più dettagliati disponibili sul come le inserzioni pubblicitarie presenti nelle app mobili possano condurre a forme di sorveglianza da parte di aziende spia e dei loro clienti governativi. La catena di fornitura dei dati, che inizia con l’offerta in tempo reale, coinvolge sia piccole aziende pubblicitarie oscure che giganti dell’industria come Google.

In risposta agli interrogativi posti da 404 Media, Google e PubMatic, un’altra azienda pubblicitaria, hanno già interrotto i rapporti con una società collegata all’impresa di sorveglianza. Questo indica non solo l’implicazione di attori di primo piano del settore pubblicitario, ma anche la reattività di questi ultimi rispetto alle problematiche di privacy sollevate dall’inchiesta.

Queste scoperte dovrebbero agire come un campanello d’allarme per i consumatori, che spesso sono inconsapevoli del fatto che le loro informazioni personali possano essere così facilmente sfruttate in contesti di sorveglianza di massa. Diventa fondamentale riconsiderare la propria esistenza digitale e, soprattutto, esigere maggiore trasparenza e controllo sulle proprie tracce digitali.