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La doppia faccia della privacy nell’era digitale

Onerep, dichiarata paladina della privacy, sotto accusa per le sue origini e le affiliazioni con servizi di ricerca persone.

Onerep.com si è autodefinita come un baluardo nella protezione dei dati personali, promettendo di aiutare le persone a cancellare le loro informazioni da decine di siti di ricerca. Tuttavia, recenti indagini hanno sollevato dubbi sulla sua eticità e sulle reali intenzioni. La società, che offre servizi per la protezione dei dati personali a partire da 8,33 dollari al mese per i privati e 15 per le famiglie, ha destato preoccupazione in considerazione delle sue attività passate.

L’inchiesta ha scoperto che Dimitri Shelest, il fondatore di Onerep, ha avuto un coinvolgimento pregresso nella creazione di dozzine di siti di ricerca di persone, alcuni dei quali ora fanno parte dell’elenco dei portali dai quali Onerep offre di rimuovere i dati dei clienti. Questa scoperta, che suona come un conflitto di interessi, pone in luce un dibattito più ampio sulla privacy nell’era digitale e sul ruolo delle aziende che gestiscono dati sensibili.

Contraddizioni emerse dal registro dei domini mostrano che Onerep, operante da Belarus e Cipro e non come dichiarato dalla Virginia (USA), si avvale dei servizi di persone che si trovano chiaramente in contrasto con la missione di difesa della privacy individuale professata pubblicamente. Numerosi siti di ricerca di persone, infatti, risultano collegati a Shelest e a indirizzi email riconducibili al suo nome, evidenziando una rete di attività pregresse nell’ambito della diffusione anziché della protezione dei dati personali.

Le intenzioni di Shelest di dissociare la propria immagine passata dalla sua attuale attività sono evidenziate da cambiamenti negli indirizzi email e nei numeri di telefono associati ai domini che ha registrato. Una mansione apparentemente in netto contrasto con l’etica della sua attuale impresa.

La situazione di Onerep suscita problemi etici sostanziali. Come può un’azienda che un tempo contribuiva attivamente alla diffusione di informazioni personali, ora posizionarsi come difensore dei dati degli utenti? Questa domanda tocca l’aspetto fondamentale dell’affidabilità delle aziende che gestiscono dati sensibili e la fiducia che gli utenti possono (o non possono) riporvi.

Questa rivelazione relativa a Onerep non è un caso isolato. Anche altri servizi di ricerca di dati personali hanno mostrato affiliazioni e fondazioni dubbie, sottolineando l’importanza per gli utenti di fare ricerche approfondite prima di affidare la propria privacy digitale a terze parti.

Il caso di Onerep ci insegna che, nell’ecosistema digitale di oggi, la protezione dei dati personali e la privacy sono temi tanto sensibili quanto suscettibili di essere manipolati. Per gli utenti rimane il compito cruciale di interrogarsi sulla trasparenza e l’etica delle aziende che offrono servizi di protezione dati e, quando necessario, di richiedere maggiore chiarezza e coerenza tra le pratiche pubblicizzate e quelle effettivamente messe in atto.