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Instagram e l’uso dei dati utente per l’addestramento dell’IA: come negare il consenso

Instagram prevede di utilizzare i dati degli utenti per addestrare le sue intelligenze artificiali. Scopri come negare il consenso attraverso un apposito form.

Instagram, la popolare piattaforma di condivisione di foto e video, sta pianificando l’introduzione di due nuove funzionalità che potrebbero non essere gradite agli utenti. La prima, denominata “Ad Break”, prevede l’inserimento di annunci pubblicitari non saltabili nel feed delle notizie degli utenti. Questa funzione, attualmente in fase di test, costringerà gli utenti a visualizzare l’annuncio prima di poter continuare a scorrere il proprio feed.

Un portavoce di Instagram, Matthew Tye, ha confermato la sperimentazione, spiegando che gli “ad breaks” presentano un’icona con un timer, che indica quanto tempo rimane prima che si possa riprendere la navigazione. Questa funzione è già presente su altre piattaforme social come YouTube, ma a differenza di quest’ultima, Instagram non offre la possibilità di evitare gli annunci attraverso un abbonamento premium.

La seconda novità riguarda l’uso dei dati degli utenti per addestrare le intelligenze artificiali di Meta, la società madre di Instagram. Meta ha iniziato a inviare email di notifica agli utenti, informandoli che utilizzerà i contenuti generati dagli utenti, come foto, video, commenti e descrizioni, per addestrare le sue intelligenze artificiali. Questo utilizzo dei dati si basa su un principio legale del GDPR definito “legittimo interesse”.

Per ora, Instagram ha confermato che si limiterà a utilizzare foto e descrizioni, escludendo commenti e messaggi privati. Tuttavia, è probabile che in futuro si estenda anche a questi ultimi. Gli utenti che desiderano negare il consenso a questo utilizzo dei loro dati possono farlo compilando un form disponibile sul sito di Instagram. L’esclusione non sarà automatica, ma sarà valutata caso per caso.

Queste novità hanno suscitato preoccupazioni tra gli utenti, molti dei quali temono che queste mosse possano compromettere l’esperienza utente e spingerli a considerare alternative meno invadenti. La questione solleva anche importanti questioni relative alla privacy e al controllo dei dati personali.