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Diritti online: la sfida tra protezione e controllo

La protezione online dei minori spesso si scontra con il diritto alla privacy. Come trovare un equilibrio?

Il dibattito sui diritti digitali si accende quando si parla di protezione dei minori. L’approccio di molti Paesi europei a questo tema risulta problematico: si tende a utilizzare la difesa dei più giovani come leva per implementare sistemi di sorveglianza e monitoraggio dell’attività online, andando potenzialmente a ledere diritti fondamentali quali la privacy e l’anonimato.

La polizza assicurativa evocata per giustificare tale controllo è quella di garantire un ambiente digitale sicuro per i minori. In questa visione, il tracciamento estensivo delle attività online diventa uno strumento accettato, sottovalutando i rischi legati alla costruzione di dossieraggi digitali. La ragione di fondo di tali politiche è la convinzione, non suffragata da prove concrete, che una maggiore sorveglianza si traduca automaticamente in maggiore sicurezza.

Queste premesse sono rafforzate da iniziative come il “Regolamento Chatcontrol” e la proposta di utilizzo dell’intelligenza artificiale per una sorveglianza di massa. Il conflitto tra diritti individuali e sicurezza collettiva si rinnova nell’era digitale, ribadendo l’importanza di mantenere un necessario equilibrio tra potere e libertà individuale.

L’anonimato è spesso il bersaglio di politiche securitarie, anche se documenti importanti come la Dichiarazione dei diritti di internet lo riconoscono come un elemento centrale della libertà online. Da più parti si addita l’anonimato come propulsore di azioni illecite, anche se non si dispone di ricerche affidabili che ne attestino l’effettivo legame causale con il crimine digitale.

L’argomentazione secondo cui chi difende l’anonimato avrebbe qualcosa da nascondere rappresenta una fallacia logica e sminuisce l’importanza di un diritto che non dovrebbe essere sacrificato per un supposto bene comune. Citando Edward Snowden, si ribadisce che “Arguing that you don’t care about the right to privacy because you have nothing to hide is no different than saying you don’t care about free speech because you have nothing to say.” La difesa della privacy è un pilastro irrinunciabile in una società democratica.

La sfida culturale risiede quindi nella necessità di riconoscere e proteggere il diritto alla privacy anche nell’ambiente digitale, comprendendo gli interessi che possono osteggiare tali diritti e quali potrebbero essere gli obiettivi celati dietro a politiche controllore. L’interferenza con i diritti fondamentali può portare a una silente riconfigurazione dei principi democratici se non vigilati e discussi apertamente.

L’articolo originale Sempre più grimaldelli per forzare i diritti fondamentali online. Ma il nodo è culturale. è tratto da Red Hot Cyber.