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Allarme femminicidio: crescono le richieste di aiuto

Persiste l’allerta femminicidio in Italia: un incremento allarmante di segnalazioni al numero 1522 testimonia la gravità del fenomeno.

In Italia, le segnalazioni al numero antiviolenza 1522 evidenziano una preoccupante crescita di casi di femminicidio. Una statistica allarmante svela che nel corso dell’ultimo anno si è assistito a un incremento del 36% di richieste di aiuto, rispetto al periodo precedente. Ogni giorno, compresi i fine settimana, centinaia di telefonate mostrano il disperato bisogno di sostegno da parte delle vittime. Un dato ancor più scioccante è che la maggior parte di tali abusi non sono episodi isolati, ma violenze protratte nel tempo: ben il 64,5% delle vittime ha subìto abusi per anni.

La violenza, purtroppo, assume diverse forme. Sebbene la violenza fisica rappresenti quasi metà delle motivazioni delle chiamate, la violenza psicologica risulta il secondo motivo principale per chiedere aiuto. Nelle situazioni in cui le vittime hanno patito più tipologie di abusi, la violenza psicologica spicca come la forma più incisiva. Si aggiungono poi la violenza economica e altri maltrattamenti che, insieme, compongono un quadro desolante.

Nonostante la gravità e persistenza degli abusi, c’è un’inquietante tendenza a non rivolgersi alle autorità. Solo il 15,8% delle donne ha infatti intrapreso il difficile passo della denuncia, mentre la maggioranza ha preferito soffrire in silenzio. Persino tra coloro che hanno affrontato una violenza duratura, meno della metà ha fatto ricorso alle istituzioni preposte.

I centri antiviolenza si incontrano in prima linea in questo scenario, ma la loro capacità di recepire e gestire il fenomeno risulta carente. Rispetto all’obiettivo stabilito dalla Convenzione di Istanbul – che prevede un centro ogni diecimila abitanti – l’Italia è ben lontana dal raggiungere un’adeguata copertura territoriale. Sottodimensionati e mal distribuiti, i centri antiviolenza, pur svolgendo un ruolo cruciale, non riescono a rispondere pienamente alle esigenze delle donne vulnerabili in numerose regioni del Paese.

Analizzando la storia recente degli omicidi di genere, si evince un immutato trend di aggressioni fatali verso le donne, a differenza di una significativa diminuzione di omicidi maschili. Tale discrepanza, evidente nel corso degli ultimi decenni, riflette un mancato progresso nella lotta contro la violenza sulle donne. I dati suggeriscono che, nonostante gli omicidi complessivi si siano ridotti, vi è una stabilità preoccupante nei casi di femminicidio.

La specifica violenza perpetrata su base di genere richiede un’attenzione e un’azione da parte dello Stato che garantiscano non solo una presa in carico efficace delle vittime, ma anche interventi preventivi e punitivi adeguati. La protezione e la promozione dei diritti delle donne devono rappresentare una priorità nelle politiche pubbliche e nella coscienza collettiva, per invertire una tendenza che continua in modo inaccettabile a ritmo costante.