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Sanità Privacy per uso improprio di AI

Esaminiamo il caso del Comune di Trento, sanzionato dal Garante Privacy per l’uso scorretto dell’Intelligenza Artificiale.

Il mondo digitale si arricchisce costantemente di nuove tecnologie, e l’Intelligenza Artificiale (AI) si conferma come uno degli strumenti più potenti e contemporaneamente più controversi. Un esempio significativo di utilizzo discutibile di tale tecnologia risiede nel caso del Comune di Trento, sanzionato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali per aver messo in atto una videosorveglianza di massa, inclusiva di ascolto audio, nell’ambito dei progetti di ricerca Marvel e Protector.

Questi progetti, finanziati con fondi dell’Unione Europea, miravano allo sviluppo di soluzioni tecnologiche avanzate nella perspettiva delle “smart cities”, ossia città intelligenti teoricamente progettate per garantire maggiore sicurezza urbana. Tuttavia, le modalità utilizzate hanno sollevato questioni legate al rispetto della privacy e dei diritti fondamentali dei cittadini.

Il progetto Marvel prevedeva l’impiego di telecamere di sorveglianza già in uso per la sicurezza urbana per la cattura di filmati, e l’installazione di microfoni pubblici per la registrazione di conversazioni. Questi dati, secondo quanto dichiarato dall’amministrazione comunale, avrebbero dovuto essere anonimizzati subito dopo la loro raccolta, per poi essere analizzati attraverso l’AI alla ricerca di potenziali minacce alla sicurezza pubblica.

Parallelamente, il progetto Protector si concentrava sull’analisi dei cosiddetti messaggi d’odio sui social network, allo scopo di individuare emozioni negative e fornire informazioni utili per la sicurezza dei luoghi di culto.

Il Garante ha condotto un’accurata indagine che ha rivelato diverse violazioni della normativa relativa alla protezione dei dati personali. In particolare, il Comune di Trento non ha fornito una base giuridica valida che giustificasse il trattamento di dati cosi sensibili, inclusi quelli legati a potenziali reati, né è stata dimostrata l’efficacia delle tecniche di anonimizzazione per impedire la re-identificazione degli individui interessati.

Ulteriori criticità sono state rilevate in merito alla trasparenza, evidenziando che le informative fornite ai cittadini non descrivevano adeguatamente la portata del monitoraggio, inclusa la registrazione audio. Tale carenza informativa si sommava alla mancata valutazione d’impatto sui diritti e le libertà individuali, nonostante l’impiego di tecnologie invasive e la sorveglianza sistematica di zone pubbliche.

Nonostante alcuni fattori attenuanti, il trattamento dei dati è stato giudicato non solo illecito, ma anche eccessivamente invasivo, portando a rilevanti rischi per i diritti costituzionali degli individui. Di conseguenza, il Comune di Trento è stato multato per 50.000 euro e costretto a cancellare i dati raccolti illegalmente.

In conclusione, l’Autorità per la privacy si è dichiarata disponibile al dialogo con il Comune di Trento e altre amministrazioni, per supportarle in eventuali iniziative future di applicazione dell’AI in conformità con le normative sulla privacy. La vicenda costituisce un monito per le città intelligenti: per quanto all’avanguardia possano essere le innovazioni tecnologiche, il rispetto dei diritti individuali e delle libertà democratiche rimane un parametro imprescindibile per qualsiasi avventura nel campo dello sviluppo urbano.