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L’Italia affonda nella burocrazia, classifica Ocse in declino

In due decenni l’Italia ha toccato il fondo della classifica Ocse sulla burocrazia, frenando l’economia del paese.

L’Italia patisce il peso di una burocrazia tentacolare, posizionandosi ai gradini più bassi in uno scenario internazionale per quanto riguarda l’efficienza della pubblica amministrazione. Un fenomeno che non solo incide negativamente sulla percezione internazionale del Paese, ma che si traduce in un reale ostacolo per la crescita economica e lo sviluppo dell’innovazione.

In base alla classificazione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), l’Italia è scivolata dal ventesimo al trentatreesimo posto in appena vent’anni, una caduta vertiginosa che lascia alle spalle bem pochi stati in termini di efficienza burocratica. L’Ocse fornisce un metrica complessiva che comprende vari aspetti, quali il grado di corruzione presente, la struttura e l’attuazione della legislazione e la qualità della burocrazia nel suo vero senso.

Questa retrocessione burocratica risente di diverse problematiche strutturali, tra cui la lentezza nell’innovazione tecnologica e nel potenziamento del capitale umano all’interno della pubblica amministrazione. La capacità di risposta efficiente e trasparente dei servizi pubblici è fondamentale per la fiducia dei cittadini e degli investitori, influenzando direttamente la prosperità economica di una nazione.

Le conseguenze di un’apparato burocratico inadeguato si riflettono anche in termini economici. Secondo studi condotti da Confcommercio, una pubblica amministrazione efficiente come quella della Germania avrebbe potuto portare all’Italia un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) del 6,2% invece che del 2,3% nel decennio 2009-2018, con un vantaggio complessivo di circa 70 miliardi di euro.

Tra le riforme necessarie per risollevare l’Italia da questa situazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza menziona l’urgenza di una riforma della Pubblica Amministrazione. Un progetto che prevede lo snellimento e la digitalizzazione dei processi amministrativi, l’investimento in capitali umani attraverso la formazione e la riqualificazione del personale e la creazione di una piattaforma unificata per la gestione delle risorse umane.

A prescindere dai cambiamenti politici, il bisogno di modernizzare l’apparato burocratico italiano rimane una priorità assoluta per il futuro economico e sociale del Paese. L’obiettivo deve essere quello di rialzarsi in una classifica che vede i paesi del Nord Europa e le maggiori economie mondiali predominare grazie a sistemi burocratici agili e funzionali, testimoni di un governo efficiente e di una società civile evoluta.