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Il dibattito sulla privacy nei dati degli americani

La vendita dei dati personali a nazioni avversarie sotto esame: misure legislative e critiche degli esperti.

Il dibattito sulla privacy e la vendita dei dati personali ha ricevuto nuova linfa negli Stati Uniti con l’approvazione da parte della Camera dei Rappresentanti di una misura volta a limitare tale commercio, in particolare verso nazioni considerate avversarie. Nonostante tale passo avanti legislativo, gli attivisti della privacy rimangono scettici sulla reale efficacia della norma. La Protecting Americans’ Data from Foreign Adversaries Act of 2024 sarebbe, in caso di promulgazione, un’azione senza precedenti per frenare le attività delle società di data brokers, le quali raccolgono informazioni personali per rivenderle.

Questo provvedimento segue un ordine esecutivo che già vieta la vendita di dati sensibili a circa sei paesi e interviene in un momento di acuto dibattito su ulteriori misure contro la piattaforma TikTok di proprietà cinese, ByteDance. Il crescente allarme riguardante la privacy ha generato un forte consenso trasversale, come testimonia il risultato unanime del voto alla Camera.

Nonostante ciò, i difensori della privacy accolgono con parziale soddisfazione la misura, indicandola come insufficiente per contrastare i danni prodotti dall’industria dei data brokers, la quale continua ad operare in maniera poco regolamentata. Eric Null, co-direttore del Privacy & Data Project del Center for Democracy and Technology, evidenzia che la vera battaglia è ancora da combattere, sostenendo la necessità di una normativa sulla privacy più comprensiva, che limiti la quantità di dati circolanti nell’ecosistema online.

Da parte sua, Fight for the Future, gruppo per i diritti digitali, critica il provvedimento su TikTok come un tentativo maldestro di affrontare una piccola parte del problema della privacy senza risolvere questioni più ampie. Evan Greer, direttore dell’organizzazione, mette in evidenza come talvolta nel tentativo di creare politiche tecnologiche si tenda ad adottare soluzioni di comodo che possono finire per essere controproducenti.

I promotori della legge, a seguito delle critiche, hanno indirettamente riconosciuto che il provvedimento potrebbe non essere sufficientemente ampio. Tuttavia, rilevano come il consenso unanime rafforzi il messaggio che non verrà permesso agli avversari statunitensi di minare la sicurezza nazionale e la privacy individuale through l’acquisto di dati personali sensibili da data brokers. Cobun Zweifel-Keegan, direttore a Washington D.C. per l’International Association of Privacy Professionals, ritiene che il disegno di legge, se divenisse effettivo, rappresenterebbe la più ampia regolamentazione federale che l’industria dei data brokers dovrà affrontare.

Al contrario dell’ordine esecutivo dell’amministrazione Biden, la legge non ha previsto misure per “trasferimenti successivi” che limitino la capacità dei data brokers di vendere un set di dati a un’entità per poi permettere a quest’ultima di venderlo a nazioni avversarie come Russia o Cina.

Il disegno di legge è ora in attesa di valutazione al Senato, dove non è ancora chiara l’accoglienza che riceverà. Nonostante ciò, si assiste a una tendenza positiva che include iniziative come il già menzionato ordine esecutivo, segnale di un crescente movimento a difesa dei cittadini dall’uso improprio di dati da parte dei data brokers.