Nel vasto e complesso mondo del diritto lavorativo, una delle questioni che solleva le maggiori perplessità concerne l’impiego delle telecamere di sicurezza per il controllo dei lavoratori. Questa pratica, sebbene possa apparire come un semplice strumento di sorveglianza, presenta dei limiti e delle restrizioni ben precise che devono essere assolutamente rispettati affinché non avvenga una violazione della Privacy del lavoratore.
E’ bene chiarire che, sul suolo italiano, l’utilizzo di telecamere di sicurezza in un ambiente di lavoro non può avvenire liberamente. Infatti, per procedere all’installazione di telecamere a fini di controllo dei dipendenti è necessario ottenere una specifica autorizzazione in base alle disposizioni legislative in vigore.
Il presupposto che regola l’uso delle telecamere sul luogo di lavoro è piuttosto chiaro: questi strumenti non devono essere utilizzati per controllare costantemente e meticolosamente le azioni dei lavoratori, ma piuttosto per garantire la sicurezza e l’integrità fisica delle persone e dei beni.
Si tratta di una norma che si basa sul principio del rispetto della dignità e della riservatezza del lavoratore. Pertanto, qualsiasi uso delle telecamere che vada oltre la mera finalità di tutela delle persone e dei beni può essere considerato illecito, e quindi vietato.
Per ovviare a possibili malintesi o abusi, la giurisprudenza italiana ha elaborato una serie di criteri che regolamentano l’utilizzo delle telecamere. Secondo la Cassazione, ad esempio, l’uso di queste apparecchiature a fini di controllo sui lavoratori è ammissibile solo nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge. Inoltre, il datore di lavoro deve provvedere a informare preventivamente i dipendenti dell’introduzione di tali strumenti, nonché delle finalità del loro utilizzo.