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Il contenzioso USA sull’AI e l’ordine di Biden

La questione del controllo governativo sull’intelligenza artificiale negli USA solleva dibattiti aspri e sfide legali.

L’intelligenza artificiale (AI) è al centro di un acceso dibattito negli Stati Uniti. Da una parte, vi è l’Amministrazione Biden che, sostenendo la crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale, si avvale del Defense Production Act per esercitare un controllo sui progetti AI avanzati. Dall’altra, si staglia una vasta coalizione composta da esponenti della lobby tecnologica, membri del partito repubblicano e attivisti conservatori. Questi ultimi mirano a smantellare l’ordine esecutivo presidenziale in materia di intelligenza artificiale a causa dei suoi presunti eccessivi poteri.

L’ordine esecutivo solleva la questione di come uno strumento legislativo del 1950, originariamente concepito per la gestione delle risorse durante la guerra di Corea, possa essere applicato in un contesto caratterizzato da tecnologie all’avanguardia del XXI secolo. Per i critici, ciò rappresenta un esempio di come l’esecutivo possa tendere alla sovraregolamentazione, cercando di modellare la risposta a una tecnologia emergente tramite un atto legislativo desueto.

Il Dipartimento del Commercio è incaricato, in virtù di questo ordine esecutivo, di raccogliere dati e stabilire linee guida per le imprese tecnologiche che sviluppano modelli di AI particolarmente avanzati. Tuttavia, questa mossa è vista da alcuni come un’intrusione ingiustificata nei diritti delle imprese private, capaci di ostacolare l’innovazione nel settore. In effetti, la resistenza all’implementazione dell’ordine esecutivo ha già condotto a una serie di contromisure, tra cui richieste di informazioni e azioni legali, orientate a rallentare la regolamentazione dell’AI, in attesa di possibili modifiche legislative al suddetto atto.

L’uso del Defense Production Act per una questione tecnologica come l’AI solleva interrogativi sull’abuso dei poteri speciali di emergenza. Precedenti amministrazioni hanno impiegato il DPA per scopi distinti dalla guerra, inclusa la risposta al Covid-19. Ora il settore tecnologico teme che si possa ripetere una situazione simile per una tecnologia emergente, incidendo così sulla libertà d’impresa.

Questa controversia mette in risalto la tensione tra crescita tecnologica e salvaguardia della sicurezza nazionale. L’industria tecnologica, particolarmente sensibile all’impatto di regolamentazioni stringenti, contrasta un approccio che, secondo alcuni rappresentanti del settore, potrebbe risultare troppo invasivo e limitante. La risposta della Casa Bianca ha sottolineato la serietà delle preoccupazioni di sicurezza nazionale come motivo principale per tali misure, evidenziando un quadro di urgenza e necessità.

Il braccio di ferro tra l’industria tecnologica e l’amministrazione statunitense, quindi, continua a progredire, delineando un panorama di sfide legali e contrapposizioni ideologiche sull’utilizzo responsabile e sicuro delle potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale. Con la questione ancora lontana dal trovare una risoluzione consensuale, rimane da vedere come il sistema legale e politico americano saprà bilanciare innovazione e sicurezza nell’era dell’AI.