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Diritto all’esercizio professionale senza barriere

Una discriminazione silenziosa fra professionisti mina l’equità nel mondo del lavoro in Italia.

In Italia si continua a mantenere una palese discrepanza tra professionisti, mettendo in luce parerestizioni nel mondo del lavoro che ostacolano l’esercizio della libera professione. Il decreto legislativo n. 142 del 16 ottobre 2020, che mirava all’adeguamento alla direttiva europea 2018/958 sull’equo trattamento dei professionisti, appare non pienamente operativo nel nostro sistema normativo. I principali interessati di tale problematica risultano essere i Tributaristi appartenenti all’associazione nazionale LAPET, presieduta da Roberto Falcone, che avverte un effetto discriminatorio significativo.

Essenzialmente, la direttiva UE mirava all’apertura dei mercati dei servizi professionali, rimuovendo gli ostacoli e promuovendo una maggiore mobilità dei servizi all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, alla luce degli attuali eventi, i Tributaristi non iscritti a particolari albi o ordini professionali riscontrano limitazioni nel loro ambito operativo. In particolare, sono preclusi dal potere di apporre il visto di conformità e dal patrocinare avanti alle Commissioni Tributarie.

L’adesione a tale direttiva da parte dell’Italia risulta essere un efficace strumento di miglioramento della competitività dei professionisti sul territorio, andando a beneficiare non solo gli stessi lavoratori ma anche i cittadini e le imprese che fruiscono dei loro servizi. La questione si radica profondamente nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che proclama il diritto a esercitare una libera professione, in contrapposizione alle restrizioni nazionali vigenti.

Il Congresso del 9 maggio a Roma cerca di fare luce sulla questione, trattando l’evoluzione della libera professione e le criticità del parziale recepimento in Italia della direttiva UE. Il dibattito è fondamentale per comprendere la situazione attuale e mettere in atto azioni volte ad una vera equità nella libera pratica professionale.

Il risvolto di tale tematica si presenta grave, poiché impedisce a qualificati professionisti di esercitare pienamente le loro competenze, limitando la loro attività a causa di normative superate o non in linea con i dettami europei. Di conseguenza, la situazione chiede un intervento normativo incisivo e una revisione delle attuali restrizioni che appaiono inadeguate e ingiustificate. Il cammino per realizzare un mercato professionale europeo davvero senza frontiere è ancora lungo, ma richiede una rapida accelerazione per rispettare i diritti fondamentali dei lavoratori e assicurare la libera circolazione dei servizi.