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Debiti Enti Locali: La Sfida del Risanamento

Scopriamo come le regioni italiane stanno affrontando la riduzione del loro debito pubblico ammontante a 84,2 miliardi di euro.

Nonostante una riduzione significativa nel 2023, il debito complessivo delle amministrazioni locali italiane rimane un tema scottante nel panorama economico nazionale, collocandosi a 84,2 miliardi di euro, come riferito dall’ultima analisi della Banca d’Italia. La contrazione di 3,9 miliardi rispetto all’anno precedente continua un trend che affonda le sue radici nel 2014, evidenziando un percorso di progressiva diminuzione dell’indebitamento delle entità territoriali, tra cui comuni, regioni e province.

Tale decremento, tuttavia, non deve essere interpretato hastantaneamente come un segnale inequivoco di salute finanziaria. L’accesso al credito da parte degli enti locali è strettamente legato alla possibilità di finanziare opere pubbliche e infrastrutture, essenziali per lo sviluppo e la manutenzione del territorio. Per legge, l’indebitamento per coprire spese correnti non è permesso, circoscrivendo l’uso dei fondi mutuati a progetti d’investimento concreti e a lungo termine.

Analizzando il dettaglio dei debiti regionali emerge che il Lazio si attesta in prima posizione, con un indebitamento di 16,3 miliardi di euro. Il secondo posto della classifica è occupato dalla Lombardia, che conta un debito di 10,4 miliardi di euro, seguita a stretto giro dal Piemonte con 9,7 miliardi.

Il caso della regione Lazio mostra tuttavia una situazione più complessa. Il debito “non consolidato”, ovvero quello totale dell’ente, appare sostanzialmente gonfiato dalla problematica gestione della sanità, settore che da decenni grava pesantemente sui bilanci regionali. La Corte dei Conti ha, in più occasioni, sottolineato la necessità impellente di una risoluzione che armonizzi le posizioni debitorie e creditorie tra la Regione e le istituzioni sanitarie. Appare evidente come una tale situazione richieda non solo misure di risanamento finanziario, ma anche un intervento attento e preciso sui sistemi di governance e controllo interno.

La Lombardia, al contrario, si distacca per la sua stabilità finanziaria, con una differenza marginale tra debito consolidato e totale; un segnale positivo che rispecchia la buona amministrazione degli enti territoriali e la gestione efficace dei finanziamenti, tra cui quelli rilevanti del Piano nazionale complementare, che supporta le iniziative regionali senza gravare ulteriormente sul debito.

Un altro caso emblematico è quello della Campania, paragonabile al Lazio per la grande mole di passività nei confronti di altri enti pubblici, toccando la cifra di 15 miliardi di euro. Anche qui, il management finanziario della sanità si presenta come la principale fonte di squilibrio nel bilancio, con un arduo percorso di commissariamento che ha caratterizzato gli ultimi decenni.

In somma, mentre alcune regioni mostrano una gestione solida e previdente del proprio debito, altre continuano a lottare con vecchi fardelli, soprattutto nel delicato settore della sanità. La sfida che si prospetta è quella di una continua ricerca del bilanciamento tra necessità d’investimento e responsabilità fiscale, in un contesto normativo e sociale che richiede pragmatismo e lungimiranza nella gestione delle risorse pubbliche.