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Ddl Concorrenza e startup: opportunità mancate per l’innovazione italiana

Le misure del Ddl Concorrenza approvate dal Cdm deludono le aspettative delle startup italiane.

Le nuove misure sulle startup contenute nel Ddl Concorrenza, recentemente approvato in Consiglio dei Ministri, hanno lasciato molti delusi nel settore dell’innovazione. Nonostante ci siano stati dei miglioramenti rispetto alle precedenti versioni della bozza, che prevedevano un capitale sociale di 20.000 euro per l’iscrizione nel registro delle startup, la nuova normativa non offre ancora il necessario supporto per uno sviluppo significativo.

Il Governo ha posticipato di due anni l’entrata in vigore del requisito di capitale sociale, ma molti esponenti del settore considerano questo passo insufficiente. L’ecosistema delle startup necessita di incentivi e sostegni concreti per poter avanzare in settori strategici come l’intelligenza artificiale, la cyber security e l’esplorazione spaziale.

Confronto con l’Europa

Le nuove misure rappresentano un peggioramento delle condizioni attuali e risaltano ancor di più se paragonate a quelle adottate da altri paesi dell’Unione Europea. Ad esempio, in molti stati membri, avviare una startup è un processo semplice e rapido che può essere completato online con pochi click. Quest’atteggiamento proattivo sta progressivamente portando l’Italia indietro rispetto ai suoi concorrenti europei.

Un incentivo all’espatrio

Alcuni stakeholder vedono queste misure come un incentivo all’espatrio delle nuove imprese. In paesi come il Regno Unito e la Francia, le condizioni offerte alle startup sono più competitive e attrattive. La Francia, in particolare, è diventata il primo paese in Europa per numero di investimenti in startup, superando la Germania. Nonostante la situazione sanitaria ed economica instabile, le startup francesi hanno raccolto nel 2020 un totale di 5,4 miliardi di euro, con un significativo aumento degli investimenti superiori ai 50 milioni di euro.

Le misure approvate

Le misure del Ddl Concorrenza approvate dal Cdm comprendono diversi provvedimenti volti a supportare le startup innovative, ma molti esperti sostengono che queste siano insufficienti per un reale progresso. La nuova definizione di startup innovative privilegia le micro, piccole e medie imprese con maggiori potenzialità, che devono avere un capitale sociale di 20.000 euro e almeno un dipendente entro due anni dall’iscrizione nel registro speciale. Le startup nei settori strategici possono permanere nel registro specializzato per 84 mesi, anziché 60.

Oltre a ciò, sono state ampliate le condizioni per il riconoscimento degli incubatori certificati, includendo nuove deduzioni fiscali del 30% dall’Ires per gli investimenti nelle startup. Tuttavia, queste misure sembrano solo un piccolo passo avanti rispetto alle necessità reali del settore.

Il provvedimento contiene anche disposizioni riguardanti varie altre aree, come i dehors, la portabilità delle scatole nere ai fini assicurativi, il trasporto pubblico non di linea, la rilevazione dei prezzi, e la shrinkflation. Tuttavia, per il mondo delle startup che rappresentano il futuro dell’innovazione, il Ddl Concorrenza appare come un bicchiere che continua ad essere svuotato, mentre altre nazioni europee lo riempiono di opportunità e supporti concreti.