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Data Breach e Responsabilità: il ruolo del DPO tra miti e realtà

Scopriamo insieme se il DPO è davvero il primo responsabile in caso di data breach o se questa figura è ingiustamente colpevolizzata, in un’analisi che va oltre gli stereotipi comuni.

In un’epoca dominata dalla digitalizzazione, la sicurezza dei dati personali è diventata una priorità imprescindibile. I data breach, ossia le violazioni di dati, rappresentano una delle minacce più serie per la privacy degli individui e la sicurezza delle organizzazioni. Spesso, in queste circostanze, si assiste a una caccia al colpevole che si concentra sul Data Protection Officer (DPO), la figura incaricata di sorvegliare la conformità al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Ma questa responsabilizzazione è effettivamente giustificata o ci troviamo di fronte ad un’ingiusta colpevolizzazione?

Secondo un’analisi pubblicata su Red Hot Cyber, esiste un sentimento diffuso che attribuisce al DPO, in maniera sommaria, la colpa per ogni incidente legato ai data breach. Questa presunzione potrebbe essere paragonata a quella che talvolta colpisce i system administrator, i quali sono considerati custodi infallibili della rete informatica aziendale. In entrambi i casi, la realtà è spesso più complessa e meno lineare.

Il Data Protection Officer, secondo l’articolo 38 del GDPR, agisce come punto di contatto tra l’autorità di controllo e il titolare del trattamento o il responsabile del trattamento. Il suo compito è quello di informare e consigliare la propria organizzazione in materia di protezione dei dati, nonché di monitorare la conformità alle normative. Tuttavia, la funzione del DPO non coincide con quella di un capro espiatorio a cui addossare tutte le responsabilità in caso di violazione dei dati.

È essenziale sottolineare che la sicurezza informatica è una responsabilità collettiva che coinvolge diverse figure, dall’amministratore di sistema al team legale, dall’area HR all’intero personale aziendale. Ogni componente deve agire in sinergia e con la massima attenzione, seguendo le politiche di sicurezza stabilite e adottando comportamenti adeguati per la protezione dei dati. Inoltre, è fondamentale che la direzione aziendale attribuisca al DPO le risorse e l’autorità necessarie per poter esercitare adeguatamente il suo ruolo.

Ciò detto, un data breach può verificarsi per una serie di motivi che vanno oltre il controllo diretto del DPO, come attacchi informatici sofisticati, errori umani o lacune nella sicurezza IT generale che non rientrano nel perimetro d’azione del DPO. La collaborazione e la comunicazione all’interno dell’azienda sono pertanto fondamentali per prevenire le violazioni e per gestirle efficacemente quando si verificano.

È dunque ingiusto accusare il DPO ogni volta che si manifesta un data breach. Piuttosto, bisogna promuovere una cultura aziendale robusta in tema di sicurezza dei dati, riconoscendo il DPO come una figura chiave ma non onnipotente nel complesso meccanismo della protezione dei dati personali.

https://www.redhotcyber.com/post/data-breach-e-colpe-il-dpo-sotto-accusa-unanalisi-che-sfida-gli-stereotipi/