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Casi di Cybersecurity erroneamente classificati come AI

La distinzione tra intelligenza artificiale e altri sistemi è essenziale per l’efficacia della cybersecurity.

La sicurezza informatica è un campo in continuo sviluppo, che richiede l’implementazione delle tecnologie più avanzate per contrastare minacce sempre più sofisticate. Tra le nuove frontiere vi è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI), che promette di rivoluzionare il modo in cui difendiamo le nostre infrastrutture digitali. Tuttavia, definire cosa effettivamente rientri sotto la categoria “AI” può generare confusione, come evidenziato da un report dell’Ufficio di Responsabilità Governativa (GAO). Il caso in esame riguarda una presunta applicazione di AI per scopi di sicurezza informatica presso il Department of Homeland Security (DHS) che, in realtà, non faceva uso di tale tecnologia.

Questa situazione solleva interrogativi sull’accuratezza con cui le agenzie governative identificano e catalogano gli strumenti di cybersecurity. Un errore di classificazione può avere ripercussioni notevoli, in particolare quando si tratta di allineare risorse, aspettative e risultati desiderati in un’area critica come quella della cybersecurity.

L’importanza di distinguere correttamente tra i sistemi che usano AI e quelli che non la utilizzano è duplice. Da un lato, c’è una questione di trasparenza e responsabilità: i fondi e le risorse devono essere assegnati in modo corretto e giustificato. Dall’altro lato, vi è un imperativo di efficacia: i sistemi di AI offrono capacità di autoapprendimento e adattamento che possono essere cruciali nella lotta contro agenti informatici sempre in evoluzione, caratteristica non attribuibile a strumenti più tradizionali di cyber defense. Questo errore concettuale potrebbe quindi portare a una sottovalutazione delle potenzialità della vera AI in ambito di sicurezza informatica.

Il report del GAO non deve essere visto soltanto come un richiamo all’ordine per DHS, ma come un promemoria per tutte le entità impegnate nella cybersecurity: la chiarezza definizionale è fondamentale. Infatti, solo con una classificazione accurata è possibile pianificare e implementare strategie di sicurezza informatica che sfruttino appieno le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale.

I responsabili della sicurezza devono quindi assicurarsi che sia la comprensione che la denominazione dei sistemi utilizzati siano precise. L’affidamento a soluzioni che incorrettamente si etichettano come “AI” potrebbe non solo generare un falso senso di sicurezza, ma anche privare le organizzazioni delle effettive soluzioni intelligenti capaci di contrastare le minacce in maniera innovativa ed efficiente.

La lezione da apprendere è che, al di là dell’entusiasmo suscitato dall’AI, è essenziale restare ancorati a un approccio pragmatico e accurato nelle definizioni. Ciò è indispensabile per garantire che l’AI possa essere sfruttata nella sua piena potenzialità, diventando un baluardo avanzato nella protezione delle nostre reti e sistemi informativi.