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L’incursione dell’IA nella Musica e le sue Conseguenze

L’intelligenza artificiale sta trasformando il panorama musicale, ma quali impatti avrà su autori e compositori?

In un contesto in cui la tecnologia insegue incessantemente l’innovazione, l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nella musica rappresenta un capitolo fondamentale di tale evoluzione. A dispetto del crescente interessamento verso queste nuove frontiere, sorge una domanda inquietante: l’IA sta forse mettendo in pericolo la professione dei cantautori? Una recente indagine condotta da Goldmedia dischiude prospettive che oscillano tra entusiasmo per il nuovo e preoccupazione per il futuro.

Secondo le stime pubblicate nel report, il mercato delle applicazioni musicali IA è attualmente valutato intorno ai 300 milioni di dollari e si prevede una crescita esponenziale, che potrebbe sfiorare i 3,1 miliardi entro il 2028. Questo salto quantitativo non è privo di conseguenze, poiché potrebbe comportare una perdita pari al 27% dei ricavi attualmente percorsi dagli autori, quantificabile in circa 950 milioni di dollari. La progressiva sostituzione umana con la produzione generativa dell’IA nelle varie fasi di scrittura e composizione è vista, pertanto, come un’ombra minacciosa che si profila all’orizzonte.

Uno sguardo più approfondito è offerto dallo studio, che integra il rapporto con un sondaggio mirato ai professionisti del settore in Francia e Germania. I risultati evidenziano sentimenti contrastanti: il 35% degli intervistati ha già sperimentato l’IA nella propria attività musicale, ma un cospicuo 71% esprime ansie legate all’impatto che questa tecnologia avrà sulle proprie entrate e sulla solidità della propria professione.

Una delle maggiori preoccupazioni deriva dalla potenziale riduzione delle entrate dovuta all’uso dell’IA per comporre brani destinati a diventare la colonna sonora di materiali audiovisivi, quali film, spot pubblicitari ed intrattenimento per la ristorazione. Insomma, l’ascesa dell’IA sembra poter erodere gli spazi e i guadagni precedentemente riservati ai talenti in carne ed ossa.

Nonostante alcune icone della musica si stiano già muovendo per tutelare diritti vocali ed immagine, la questione giuridica attorno all’uso dell’IA rimane nebulosa, soprattutto in riferimento all’ampio archivio di opere musicali presenti online. Il punto dolente è la realizzazione di un’appropriata remunerazione per i brani utilizzati ad addestrare le IA, un tema che si contorna di molteplici interrogativi e di una richiesta sempre più pressante di trasparenza e chiarezza normativa.

Il 95% degli intervistati esprime infatti il desiderio che le compagnie IA dichiarino quali opere protette da copyright sono state impiegate per l’addestramento, e l’89% pretende di sapere quali creazioni siano frutto della stessa IA. Un’alta percentuale, il 90%, ritiene che sia necessario ottenere un’autorizzazione prima di poter utilizzare il proprio lavoro in un processo di apprendimento IA, e si aspetta di poter trarre un vantaggio economico da tale utilizzo. Analogamente, si sollecita l’attenzione delle istituzioni politiche su questi temi cruciali per il diritto d’autore e l’impiego dell’intelligenza artificiale.

Infine, dalle risposte al sondaggio si evince una tendenza generale: la maggior parte dei musicisti vede i rischi connessi all’IA come maggiori rispetto ai potenziali vantaggi. Un significativo 45% si tiene alla larga da questa tecnologia o la rifiuta preventivamente, e solo l’11% di essi la considera più opportuna che pericolosa.

L’urgenza di una regolamentazione bilanciata diventa quindi imprescindibile, affinché possano esserci i presupposti per un possibile dialogo tra musica e intelligenza artificiale che non penalizzi ingiustamente gli artisti, ma che anzi apra le porte a nuove forme di collaborazione creativa.