Vai al contenuto

Intelligenza Artificiale e Disinformazione Elettorale

Il caso della chiamata robotizzata in New Hampshire svela il pericolo dell’AI nella disinformazione elettorale.

Le recenti elezioni primarie del New Hampshire si sono trasformate in un esempio inquietante dell’uso della tecnologia dell’ intelligenza artificiale (AI) per diffondere disinformazione. Un episodio che ha coinvolto Kathy Sullivan, tesoriere di un super PAC, ha destato grande preoccupazione poiché ha messo in evidenza come i cosiddetti “robocall” – chiamate automatizzate che veicolano messaggi vocali – potrebbero essere sfruttati per manipolare l’elezione.

Hanno inizio le preoccupazioni quando Sullivan ha ricevuto numerose chiamate da votanti a cui era apparentemente stata inviata una registrazione audio che sembrava promossa dalla sua persona. Il messaggio, sfruttando tecniche di imitazione vocale deepfake, metteva in guardia i democratici dal votare alle primarie sostendendo che questo avrebbe favorito i repubblicani e Donald Trump.

Quanto accaduto segna un passaggio critico nell’utilizzo dell’AI per diffondere false informazioni, un fenomeno che esperti e tecnici di cyber security temevano e avevano previsto. È un’applicazione dannosa di una tecnologia in grado di replicare in modo realismistico voci e immagini di persone.

L’iniziativa malintenzionata e l’identità di chi sta dietro alle chiamate è ancora avvolta nel mistero, ma il caso ha acceso le luci sull’urgenza di doversi preparare contro queste nuove minacce nel panorama elettorale. Nonostante la vittoria di Joe Biden nelle primarie, l’esperimento di disinformazione sottolinea il bisogno di immediati interventi per contrastare questi attacchi alla democrazia.

La sfida per gli ufficiali elettorali si rivela duplice: non soltanto devono affrontare la carenza di risorse, ma anche un ambiente politico sempre più ostile e sospettoso verso il sistema elettorale. La necessità di una solida gestione delle informazioni e di un’efficace azione antidisinformazione è resa ancor più complessa dalle recenti sentenze della corte che limitano il ruolo federale nel controllo della disinformazione.

La risposta a tale sfida non si limita solo all’ambito nazionale, in quanto rappresentanti statali e locali richiedono un maggiore sostegno sotto forma di formazione, risorse e legislazione appropriata. È essenziale avere delle strategie di risposta rapida ben coordinate per affrontare l’emergere di media falsi o probabilmente tali.

Gli episodi di New Hampshire potrebbero essere solo la punta dell’iceberg, con la tecnologia deepfake che rischia di colpire campagne politiche meno note e scrutinate dal grande pubblico. L’efficacia della preparazione, insieme al supporto federale e a una comunicazione tempestiva con le autorità legali, saranno cruciali per proteggere il processo democratico.

Dunque, con il cammino delle elezioni del 2024 che procede, è imperativo riconsiderare e rinforzare le nostre difese contro la disinformazione abilitata dall’intelligenza artificiale.