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Il divario Nord-Sud nella Sanità italiana

La disparità tra le strutture sanitarie del Nord e del Sud incide sul turismo sanitario interno.

Nell’ambito della salute, l’Italia si trova di fronte a una situazione di squilibrio che alimenta un fenomeno conosciuto come mobilità sanitaria interna. Preoccupa, in particolare, il contrasto tra le strutture ospedaliere del Nord e del Sud del Paese, con una marcata tendenza dei cittadini meridionali a cercare cure ospedaliere al di fuori della propria regione di residenza.

L’autonomia differenziata tra le regioni italiane solleva questioni riguardanti i livelli essenziali di servizi sanitari, che dovrebbero essere garantiti equamente a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro luogo di residenza. Il dibattito è acceso e riguarda il diritto alla salute, un caposaldo imprescindibile in uno Stato che si fonda sul principio della solidarietà nazionale.

Analizzando i dati del Ministero della Salute è evidente come in Italia vi sia una netta divisione tra una sanità più performante ed efficiente, localizzata principalmente nelle regioni settentrionali, e quella meridionale che manifesta lacune significative. Il risultato di questa disparità è che circa 736mila pazienti si sono mossi nel 2018 verso altre regioni per ricevere assistenza, generando un flusso economico importante tra le regioni, quantificabile in oltre 4,6 miliardi di euro in termini di rimborsi.

Se alcuni spostamenti sono legati alla ricerca di centri di eccellenza per cure specialistiche, altri sono invece sintomo di disuguaglianze nell’accesso alle cure, con i cittadini più abbienti che possono permettersi il “lusso” della mobilità sanitaria, aggravando il divario tra i vari strati sociali.

Guardando al saldo netto tra ingressi e uscite di pazienti per cure mediche, emerge come regioni come Lombardia, Emilia Romagna e Toscana accolgano un significativo numero di “turisti sanitari” interni al Paese. Al contrario, regioni come Campania, Calabria e Sicilia si segnalano per saldi decisamente negativi, con numeri che mettono in luce la fuga dalla sanità meridionale.

Questo quadro determina vantaggi economici per quelle regioni che riescono ad attrarre pazienti, con la Lombardia in testa per rimborsi ricevuti. L’Emilia Romagna e il Veneto seguono per entrate derivanti dalla mobilità sanitaria. Si apre così un’interessante riflessione sulla sanità come potenziale volano per l’economia delle regioni, ampliato dalla possibilità di attirare anche pazienti dall’estero che riconoscono qualità eccellenti in campi come oncologia, neurologia, cardiochirurgia e ortopedia.

In conclusione, la mobilità sanitaria non è solo una questione di accesso alle cure, ma anche uno specchio delle anisotropie del sistema sanitario nazionale, con repercussioni economiche e sociali notevoli. È un’area di dibattito fertile, che richiede un’attenzione costante da parte delle istituzioni, con l’obiettivo di garantire un’equità di accesso alle cure per ogni cittadino, affrontando un percorso di miglioramento continuo che valorizzi le eccellenze e colmi le lacune.