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IA: Non Causa Attuale di Calo dell’Occupazione

Uno studio del MIT esplora l’impatto dell’IA sui posti di lavoro e ne rileva l’attuale efficienza economica insufficiente per una sostituzione umana.

Il dibattito sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sul mercato del lavoro si arricchisce di nuove prospettive grazie a un’analisi scientifica del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che si contrappone alle paure di una rapida sostituzione dei posti di lavoro umani con soluzioni automatizzate. Il report “Oltre l’Esposizione all’IA” del MIT ridimensiona la percezione di un’imminente rivoluzione occupazionale a favore delle macchine, almeno per il momento attuale.

L’attenzione sul tema è stata amplificata dal lancio di avanzati modelli linguistici IA come ChatGPT di OpenAI, alimentando l’inquietudine sull’argomento. Nonostante le innovazioni tecnologiche, il lavoro umano rimane ancora la soluzione più economica e praticabile in molti settori.

Utilizzando un approccio dettagliato e quantitativo, lo studio ha valutato la relazione tra costi e benefici nell’automazione di diverse mansioni, giungendo alla conclusione che attualmente solo una piccola frazione delle attività, nello specifico il 3% di quelle assistite visivamente, può essere automatizzata in maniera economicamente vantaggiosa. Tuttavia, si prospetta un incremento a circa il 40% entro il 2030, condizionato da una diminuzione dei costi dei dati e da miglioramenti nella precisione.

Ad esempio, nelle attività di visione artificiale applicate al retail, al trasporto e alla logistica, fino all’ambito sanitario, l’utilizzo dell’IA potrebbe generare benefici significativi. La ricerca evidenzia come tale transizione sarà probabilmente graduale, offrendo tempo e opportunità di adeguamento tanto alle politiche pubbliche quanto ai singoli lavoratori.

Neil Thompson del MIT esprime la necessità di considerare l’efficienza economica nell’adozione degli strumenti IA, sottolineando che, nonostante l’innegabile potenziale di automazione, molte attività beneficerebbero maggiormente del lavoro umano sotto l’aspetto costi-efficienza attuale.

Parallelamente, istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) da Davos segnalano che il 40% dei lavori a livello mondiale potrebbe essere influenzato dall’ascesa dell’IA, una prospettiva che intensifica il rischio di ampliamento delle disuguaglianze. Di fronte a questi scenari, è necessario che i governi intervengano con misure di sostegno e piani di riqualificazione professionale, come suggerisce Kristalina Georgieva del FMI, affinché si possa far fronte in modo efficace ai cambiamenti portati dall’IA.

La sfida attuale, quindi, non è soltanto tecnologica ma anche socio-economica: il passaggio all’automazione richiede pianificazione, investimenti in formazione e un adeguamento legislativo che supporti questa transizione senza lasciare indietro i lavoratori.