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Calo Importazioni Chip in Cina: L’Effetto delle Sanzioni USA

Come l’intesa geopolitica tra USA e Cina influenza il mercato dei semiconduttori e le strategie di Pechino nel settore tech.

Le dinamiche geopolitiche stanno modellando il panorama globale della tecnologia, con un impatto marcato sulle importazioni di circuiti integrati da parte della Cina, che nel 2023 mostra un calo significativo sia in termini di volume che di valore. Questa tendenza sottolinea le crescenti tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti, che hanno imposto restrizioni sull’esportazione di tecnologie ad alta definizione verso il gigante asiatico.

La Cina, attraendo l’attenzione mondiale, continua a importare semiconduttori Nvidia nonostante i divieti imposti dagli USA, evidenziando sia la dipendenza del paese dai chip avanzati per le sue iniziative di intelligenza artificiale, sia la determinazione nel cercare di aggirare le limitazioni internazionali. Le cifre parlano di un decremento del 10,8% in volume e del 15,4% in valore nella importazione di circuiti integrati rispetto all’anno precedente, una statistica che suggerisce una morsa tecnologica sempre più serrata.

Nonostante queste sfide, la Cina non demorde nella sua ricerca dei semiconduttori globali. La strategia non si limita all’importazione: a livello nazionale, il governo cinese ha fornito sostanziosi sussidi alle aziende produttrici locali di semiconduttori, una mossa che denota la volontà di rafforzare le capacità produttive interne e ridurre la dipendenza dall’estero. In particolare, Smic, il principale produttore cinese di circuiti integrati, ha beneficiato di notevoli investimenti.

Enti militari e istituti di ricerca hanno continuato ad acquistare lotti di semiconduttori Nvidia, in barba alle restrizioni imposte dagli USA. Il mercato cinese ha visto la comparsa di nuove soluzioni da parte di Nvidia, come gli A800 e H800, realizzati appositamente per soddisfare la domanda cinese, anche se queste soluzioni sono successivamente entrate nelle liste di esportazione proibita. Questo pone in evidenza la problematica delle restrizioni americane, la cui efficacia è messa in discussione dalla persistente capacità della Cina di procurarsi tali tecnologie.

Nonostante il quadro restrittivo, è evidente invece il salto in avanti della capacità produttiva cinese nel campo dei semiconduttori. Si stima che la produzione di chip maturi possa incrementarsi del 60% in tre anni e raddoppiare in cinque, un’espansione che ha il potenziale di incidere sul mercato globale abbattendo i prezzi e sfidando la competitività delle fonderie e delle aziende tradizionali nel settore dei semiconduttori.

Una recente analisi di Barclays ha proiettato una crescita impressionante per la capacità produttiva di chip in Cina, che potrebbe raddoppiare entro il 2029. Questa prospettiva allerta gli attori internazionali, anticipando una possibile evoluzione del mercato che vedrebbe la Cina non solo come principale importatore ma anche come un attore competitivo nella produzione di semiconduttori.

L’escalation tra la Cina e gli Stati Uniti ha così importanti implicazioni per il settore tech mondiale, incidendo sulla privacy, cyber security, e sulla sovranità tecnologica dei diversi stati. La risposta della Cina a queste pressioni internazionali sembra orientata verso un’accelerazione della propria indipendenza nel settore high-tech, con potenziali effetti a cascata sull’equilibrio delle potenze globali in campo tecnologico.