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Italia in coda in Europa per i tempi della giustizia

Esploriamo i motivi della lunga durata dei procedimenti penali in Italia e le prospettive di riforma.

La giustizia italiana è sotto osservazione internazionale per i suoi tempi biblici nella risoluzione dei procedimenti penali, civili e amministrativi. Un fenomeno che ha reso l’Italia, secondo il rapporto della Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ), il Paese con la maggiore lentezza processuale nel contesto europeo.

Indicatori preoccupanti per l’Italia

Il Disposition Time, parametro utilizzato dalla CEPEJ per misurare la durata prevedibile dei procedimenti, pone l’Italia in una posizione preoccupante, soprattutto in ambito penale dove, in primo grado, si registrano circa 361 giorni per la conclusione di un processo. I dati evidenziano un aggravamento rispetto agli anni passati e ci collocano addirittura al di sopra di nazioni come la Turchia, che si ferma a 303 giorni.

Cause del rallentamento giudiziario

Le cause di questo rallentamento sono molteplici, tra cui la decriminalizzazione di determinati reati che, paradossalmente, ha portato a una riduzione generale dei procedimenti ma ha lasciato in piedi solo quelli di maggiore gravità, a loro volta più complessi e lunghi da gestire. Il settore della giustizia civile non è da meno, con tempi che possono raggiungere i 527 giorni solamente al primo grado, un ritardo solo minimamente contenuto rispetto a quello del settore penale.

La riforma della giustizia targata Cartabia

Di fronte a questi scenari, il governo italiano ha introdotto più volte riforme del sistema giuridico, in particolare con la recente riforma proposta dalla ministra Marta Cartabia. La riforma mira a stabilire tempi certi per i procedimenti d’appello e di Cassazione, nonché un primo importante passo per la riduzione della prescrizione post sentenza di primo grado.

Riforma nel medio termine e digitalizzazione

Le attese per un miglioramento effettivo, tuttavia, si spingono nel medio termine, con l’obiettivo di ridurre la durata complessiva dei procedimenti penali entro i 5 anni. A ciò si affiancano i progressi nell’informatizzazione della giustizia che, nonostante le difficoltà, continua a costituire una leva per la modernizzazione e l’efficienza del settore.