Il settore del cloud computing sta vivendo un periodo di massima espansione. Il suo valore di mercato, che nel 2022 è stato stimato in 569 miliardi di dollari, è previsto un’incredibile crescita fino a raggiungere i 2,4 trilioni di dollari entro la fine del decennio. Nel mezzo di questa crescita eccezionale, le società ‘pure play’, quelle che si concentrano esclusivamente su un singolo prodotto o servizio, stanno conducendo l’innovazione.
Queste compagnie ‘pure play’ possono vantare un’elevata competenza nella gestione dell’intero processo operativo e conseguenti risparmi economici notevoli. La ditta Syntax ha realizzato una classifica delle più grandi società ‘pure play’ attive nel settore del cloud, secondo la capitalizzazione di mercato e i rendimenti annuali.
Il podio è dominato dalla californiana Equinix, che possiede 248 data center in 31 Paesi con una capitalizzazione di mercato di 76 miliardi di dollari e un rendimento annuo medio del 20%. Segue Arista Networks con 68 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato e un rendimento annuale del 64%. Chiude il trio di testa Digital Realty Trust con 42 miliardi di capitale di mercato e un rendimento annuale del 27%.
Optare per il cloud computing offre notevoli vantaggi, sia economici che operativi. Questo tipo di distribuzione di servizi di calcolo, come server, risorse di archiviazione, database, reti, software, analisi e intelligenza tramite la rete, favorisce l’innovazione offrendo risorse adattabili ed efficienza economica. Il cloud consente alle aziende di gestire le risorse in modo flessibile, semplificando le attività produttive e migliorando le prestazioni generali.
È importante notare come le cosiddette Big Tech (Google, Amazon e Microsoft) siano escluse da questa classifica in quanto non considerate ‘pure play’ a causa della notevole diversificazione del loro business su scala globale.