Vai al contenuto

Il confine tra macchine: integrazione dell’HPC in Azure

Le dinamiche del cluster Azure HPC e come l’integrazione cambia la percezione dell’infrastruttura.

L’integrazione dell’Azure High Performance Computing (HPC) in Azure ha sollevato numerose domande. Una delle più frequenti riguarda le modalità operative che potrebbero sembrare diverse da quelle flotte generiche. Quando però si cambia prospettiva e si considera l’intero cluster come un **supercomputer unico**, si comprende che le differenze sono minime.

Divisione dei cluster

Sostituire un grande cluster con due più piccoli è equivalente a sostituire un grande server con due più piccoli. Per i clienti, un cluster più grande non è solo maggior riserva di risorse, ma rappresenta un supercomputer più veloce. Maggiore è la dimensione del cluster, maggiori sono le difficoltà di posizionamento nei datacenter, ma altrettanto maggiori sono le esigenze dei clienti che possono essere soddisfatte.

Deploying spanning clusters

Immaginiamo il caos generato da una macchina virtuale (VM) che si estende su due macchine. Anche se si riesce a far funzionare lo stack software, le prestazioni inevitabilmente calano.

Importanza dei test multi-node

Per i nodo generici si possono eseguire test di stress indipendenti. Tuttavia, nel caso degli **HPC clusters**, il test è incompleto se non si esegue su tutto il supercomputer insieme. Anche eseguendo i test su almeno due nodi, l’accuratezza scende al 90% per il 10% del lavoro svolto.

Appartenenza a Azure Compute o Azure Networking

L’architettura di un cluster HPC richiede sia aspetti di **Azure Compute** che di **Azure Networking**. La rete backend utilizza switch e routing come una normale rete, ma queste connessioni sono tecnicamente interne al supercomputer, influenzando la gestione.

Manutenzione del cluster

Un cluster HPC può fermarsi per aggiornare tutto il firmware degli switch backend, analogamente a come un server si ferma per un aggiornamento OS. La stretta integrazione dei componenti richiede aggiornamenti simultanei per garantire prestazioni ottimali.

Difficoltà della live migration

Nel processo di live migration, una VM viene gradualmente clonata su un altro hardware fino a sostituire l’originale. Effettuare questo processo su un solo nodo di un supercomputer è come ristrutturare una VM durante il suo funzionamento, compito complesso e arduo.

Supporto parziale delle dimensioni delle VM

Dal nostro punto di vista, gli SKU InfiniBand offrono già flessibilità maggiore rispetto agli SKU generici. Un cluster a 256 nodi offre fino a 256 scelte per la dimensione del **parziale supercomputer**.

La tendenza verso unità computazionali più grandi è evidente, come nell’esempio del sistema NVL72 di Nvidia, dove il dominio NVLink avvolge un intero rack. Questo scenario rappresenta una nuova dimensione tra server e cluster, alimentando discussioni su come adattarlo al modello Azure. È proprio questo che rende questo settore così eccitante: un panorama in costante evoluzione che richiede aggiornamenti continui dei modelli mentali per restare al passo.